La nuova inchiesta sull’omicidio di Simonetta Cesaroni rischia l’archiviazione. L’ha chiesta la procura di Roma perché non sarebbero emersi nuovi elementi utili. Dopo il rinvenimento di nuovi elementi a oltre 40 anni dai fatti, le nuove indagini non hanno portato a nulla. Quindi, la pm Gianfederica Dito, titolare dell’ultimo fascicolo nato dal nuovo esposto della famiglia, ha deciso di inoltrare tale richiesta, che ora deve passare al vaglio del giudice per le indagini preliminari. Stando al Corriere della Sera, è probabile che l’avvocato Federica Mondani, che assiste la famiglia della ragazza uccisa con 29 coltellate nell’agosto 1990 in via Poma, presenti una opposizione, dopo aver seguito tenacemente la vicenda e aver promosso una nuova iniziativa giudiziaria.



Eppure, dalla commissione Antimafia, che aveva affrontato il caso in maniera dettagliata, erano arrivate nuove sollecitazioni e l’affermazione importante che dopo il ritrovamento di Simonetta Cesaroni si era verificato un depistaggio consistente dell’autorità giudiziaria. Infatti, ha parlato di «un’attività post delictum, intesa ad occultare il fatto omicidiario o…persino ad attuare un qualche proposito di spostamento della salma dal luogo in cui (Cesaroni, ndr) fu poi rinvenuta». A tal proposito, stando a quanto evidenziato da LaPresse, restano quindi da valutare tali risultanze.



SIMONETTA CESARONI: VERITÀ SU OMICIDIO RESTA IGNOTA?

Il nuovo fascicolo era stato aperto per omicidio volontario contro ignoti. Al termine delle indagini svolte dalla procura di Roma con la sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di piazzale Clodio, con l’audizione di oltre 20 persone nella veste di persone informate sui fatti e dopo aver esaminato di nuovo gli atti dei processi che si sono svolti, è stata sollecitata l’archiviazione al gip. Simonetta Cesaroni fu uccisa a coltellate nell’ufficio dove lavorava come contabile. Si parlò di omicidio «passionale», tale è rimasto nelle ricostruzioni investigative, l’ultima delle quali aveva portato a processo il fidanzato dell’epoca, Raniero Busco, assolto in Cassazione.



La rilettura degli elementi è stata complessa, infatti il ritrovamento di tre faldoni dopo l’estate aveva rallentato le operazioni. Difficile anche la ricostruzione dei fatti, considerando che molti testimoni di primo piano dell’epoca sono morti. Come Pietrino Vanacore, portiere dello stabile, morto suicida pochi anni fa, e Francesco Caracciolo di Sarno, presidente dell’associazione alberghi della gioventù per la quale lavorava Simonetta Cesaroni. La verità sull’omicidio, dunque, resta ignota.