Omicidio Sofia Stefani, proseguono le indagini per accertare le dinamiche del delitto della vigile 33enne, uccisa in caserma da un colpo sparato dalla pistola del collega ed ex comandante Giampiero Gualandi, con il quale aveva avuto una relazione extraconiugale. L’ultima perizia dei Ris potrebbe confermare la tesi dell’imputato, che da sempre sostiene che lo sparo sarebbe partito accidentalmente dall’arma di ordinanza durante una discussione nella quale era partita anche una colluttazione tra i due, in quanto, secondo quanto testimoniato dallo stesso Gualandi, la donna non aveva accettato la fine della relazione e continuava a chiedere chiarimenti con atteggiamenti al limite dello stalking.
In base all’analisi della traiettoria, sarebbe emerso un quadro compatibile con quanto affermato dal colpevole, anche se sono state disposte ulteriori perizie in attesa dei risultati dell’autopsia sul cadavere di Sofia Stefani e di quelli relativi alla presenza del dna della vittima sulla pistola. La procura comunque continua a sostenere che la tesi di Galandi non può essere verosimile, soprattutto perchè è poco probabile che l’arma di ordinanza fosse sulla scrivania dell‘ufficio amministrativo della polizia locale, non essendo in corso esercitazioni.
Omicidio Sofia Stefani, per i Pm la tesi di Giampiero Gualandi non è credibile: “La pistola non poteva essere sulla scrivania per caso”
Giampiero Gualandi, ex comandante della polizia locale di Anzola, in provincia di Bologna è attualmente agli arresti domiciliari per l’omicidio di Sofia Stefani, la collega vigile con la quale aveva avuto una relazione extraconiugale. L’ imputato ha testimoniato dicendo che il colpo che ha ucciso la donna sarebbe partito accidentalmente dalla pistola di ordinanza che era sulla scrivania durante una colluttazione tra i due. I Pm ora hanno contestato il provvedimento cautelare dei domiciliari chiedendo che l’uomo venga di nuovo trasferito in carcere.
Secondo quanto affermato dall’accusa infatti, Gualandi sarebbe colpevole di aver premeditato l’omicidio della collega ex amante perchè voleva “Liberarsi del problema“, in quanto la donna continuava a perseguitarlo con messaggi, telefonate e richieste di incontri.Successivamente al delitto quindi, l’uomo avrebbe deciso di inscenare una casualità avvenuta nel corso di una lite. La procura infatti sostiene che l’uomo avesse preso di proposito la pistola e che l’avesse lasciata sul tavolo del suo ufficio in attesa dell’arrivo di Sofia, una visita di cui era a conoscenza, visti i messaggi sul telefono che hanno confermato una conversazione tra i due poco prima dell’omicidio.