Prima ha ucciso la cugina colpendola alla testa con un batticarne, un mese dopo ha dato alle fiamme lo studio del geometra nella convinzione che entrambi lo avessero truffato. È quanto emerge sull’omicidio Stefania Rota dalle motivazioni della sentenza con cui Ivano Perico è stato condannato a 15 anni e 8 mesi di carcere. L’aveva già uccisa l’11 febbraio a Mapello (Bergamo) per una pratica di vicinato per la quale si sentiva ingannato, mentre il 3 marzo, giorno dell’incendio nello studio del geometra Davide Colombi Manzi, registrò un audio sul telefonino in cui confessò il delitto, ancor prima di farlo dai carabinieri al momento dell’arresto e poi davanti ai pm.
«Non fate ca**ate, altrimenti vi ammazzo tutti», le parole di uno stralcio del vocale riportate dal Corriere della Sera. Ma Perico ha anche dichiarato: «Quello lo accatasti tu, quindi la pagheranno, soprattutto lei… Ho scoperto di avere la licenza di uccidere e io l’ho ammazzata. Vabbé ci avviamo verso questo gran finale». L’uomo ha registrato altri pensiero confusi e si sente anche un sottofondo musicale. Un dettaglio inedito che emerge, appunto, dalle 19 pagine di motivazioni della sentenza.
OMICIDIO STEFANIA ROTA, L’IMPIANTO ACCUSATORIO E LA PENA
Comunque, a prescindere dalla confessione, era stato ricostruito un solido impianto accusatorio: ad esempio, c’era la sovrapposizione dei tragitti del gps dell’auto della vittima, che il cugino di secondo grado si era tenuto, con le celle agganciate dal cellulare. Dopo aver rimuginato per giorni, Ivano Perico anziché pentirsi ha provato a portare a termine la sua vendetta incendiando lo studio del geometra. Con il riconoscimento del tentato rogo, la pena doveva essere di 23 anni e 6 mesi, ma in virtù dell’abbreviato è stata ridotta di un terzo, non avendo retto l’aggravante dei motivi abietti, così come per i giudici il movente non è futile, aggravante comunque non contestata.
OMICIDIO STEFANIA ROTA, PERIZIA PSICHIATRICA HA “SPIEGATO” IL MOVENTE
In merito al movente dell’omicidio Stefania Rota, riguarda appunto la rivendicazione di 35 metri quadrati, anche se poi la perizia psichiatrica ha arricchito il quadro, spiegando che il rapporto con Stefania Rota era stato caricato dall’imputato di un senso tale che quella vicenda dei metri quadri aveva assunto un valore compensativo di altri suoi fallimenti, dal lavoro al matrimonio: si era sentito «tradito» dalla cugina che, quando gli disse che doveva arrangiarsi per la questione del catasto, l’ha colpita col batticarne anche quando era già a terra.
Il perito ha concluso che Perico, che aveva perso il lavoro come agente di commercio e tentò il suicidio, soffre di «un non grave disturbo narcisistico di personalità con tratti di tipo istrionico» che non ha però avuto alcun ruolo nella sua capacità di intendere e volere. Quella risposta sbrigativa della cugina aveva “squalificato” il loro rapporto e “delegittimato” il ruolo che si era attribuito e aveva idealizzato, visto il bisogno di sentirsi importante e valorizzato.