Ha fatto il giro del web la notizia dell’omicidio suicidio a Verona, un caso di cronaca nera con protagonista Patrizio Baltieri, 28enne che ha ammazzato il fratello Edoardo di 24 anni, per poi rivolgere la pistola verso se stesso e fare fuoco. I due avevano perso 5 anni fa il fratello maggiore, Leo, morto a seguito della leucemia, e di fatto la famiglia Baltieri, fino a poco fa numerosa, si è “ridotta” ai due genitori: «Papà e mamma sono due persone meravigliose. La madre una santa donna, umile, ritirata; lui ex dipendente di banca in pensione che faceva volontariato con noi, qui in parrocchia, e con gli alpini; ha passato una vita a lavorare ma ha dovuto tanto tribolare per i figli», le parole del presidente del gruppo caritativo San Vincenzo Luciano Bottacini.



E’ stato proprio il padre a fare la macabra scoperta, tornando a casa sabato sera nell’appartamento di famiglia di via Brigata Piemonte: il corpo di Edoardo era all’ingresso, mentre in camera vi era Patrizio, stanza da letto chiusa a chiave. Carlo Boranga, sostituto procuratore, ha disposto l’autopsia sui due cadaveri ma per coloro che indagano la situazione sarebbe di fatto chiara: si tratta di un omicidio-suicidio e avrebbe fatto tutto Patrizio, sparando al fratello con un’arma detenuta regolarmente.



OMICIDIO SUICIDIO A VERONA: 28ENNE AMMAZZA IL FRATELLO. “UN RAGAZZO INTROVERSO”

Il Corriere del Veneto parla oggi di due ragazzi un po’ in difficoltà, a cominciare da Patrizio, che svolgeva lavoretti saltuari ed era molto introverso, vivendo quasi da recluso. Non gli era stata comunque diagnostica alcuna patologia psichiatrica ed inoltre non aveva alcun precedente con la giustizia, e proprio per questo aveva ottenuto senza problemi il porto d’armi.

Fra i due, spiega ancora il quotidiano, non correva buon sangue ma in ogni caso nessuno avrebbe mai pensato ad un gesto simile, a cominciare da vicini di casa e amici, tutti increduli. «Adesso è il momento della riflessione, di aspettare che le cose prendano un po’ più di chiarezza», le parole del parroco della chiesa di San Massimo, don Davide Adami. «Noi siamo qua, speriamo riescano a superare questo momento terribile — conclude Bottacini — sono circondati da tanto affetto e da parenti splendidi».