Non un raptus di follia ma un vero e proprio rancore quello che avrebbe mosso Silvana Erzembergerm la donna 71enne di Treviglio che ieri, impugnando la sua pistola, ha ucciso il suo vicino di casa Luigi Casati e ferito la moglie di quest’ultimo, Monica Leoni. “Sono quattro anni che non mi fanno dormire”, avrebbe dichiarato la donna dopo il suo arresto, come emerso dalla trasmissione Ore 14. Nel mirino della donna, ex ambulante in pensione con la passione per le armi, i suoi vicini di casa. Li ha attesi con fredda determinazione che uscissero di casa con il loro cagnolino. Quando ha visto Luigi Casati lo ha colpito con quattro colpi esplosi dal suo revolver calibro 38: tre al petto ed uno alla gamba. Quando la moglie ha tentato di soccorrere al marito, la 71enne ha sparato anche a lei: è grave ma non in pericolo di vita.



Neppure i vicini di casa avrebbero compreso il motivo di tanta ferocia criminale: nessuno ricorderebbe episodi particolari. Le due vittime sono state descritte da tutti come persone riservate, perbene. Vivevano al secondo piano della stessa palazzina in cui abita la pensionata, lei al piano terra. Una tragedia inevitabile? Forse no.



Omicidio Treviglio, Silvana Erzembergerm poteva essere fermata?

Stando a quanto emerso c’era stato un precedente quando Silvana Erzembergerm aveva aggredito con un bastone Monica Leoni: “Erano usciti i carabinieri. C’è stata una denuncia”, ha spiegato Francesca, testimone oculare, “era stato segnalato anche che lei aveva un’arma perché lei lo diceva che possedeva una pistola”. Eppure, a causa di un errore, a quanto pare si sarebbe fermato tutto e nessuno si sarebbe premurato di revocare alla donna il porto d’armi scaduto nel 2021.

Un errore banale, secondo quanto emerso da Ore 14: invece di Silvana, sulla denuncia, era stato verbalizzato quello di sua figlia. Il termine tecnico è “non compiutamente identificata”, ovvero quello che oggi è un’assassina era nota ma il nome di battesimo era sbagliato. Un errore che sarebbe potuto essere risolto in meno di un minuto ma che invece nessuno avrebbe fatto nulla. Ad intervenire è stata anche la criminologa Roberta Bruzzone che ha commentato: “Sarebbe bastata una attività investigativa minima. C’è un errore umano ma facilmente bypassabile. Francamente questo errore sarebbe così grossolano che pare che nessuno se ne sia più occupato. Qualcuno oggi questa situazione qua ce l’ha sulla coscienza”.