Un colpo secco alla testa: così sarebbero morti Tullio Pagliaro e Giuseppe Fusella, i due giovani amici uccisi a colpi di arma da fuoco sa Vincenzo Palumbo ad Ercolano, in provincia di Napoli. Il caso è stato affrontato anche dalla trasmissione La Vita in Diretta, che ha aggiunto ulteriori inquietanti tasselli alla terribile vicenda. Dopo tre ore e mezzo, l’esame autoptico ha accertato ieri l’amara verità, evidenziando la mira impressionante di un cecchino esperto, quella di Palumbo, nonostante la distanza ed il bersaglio in movimento (l’auto stava infatti eseguendo una manovra allontanandosi dall’abitazione del 53enne).
L’esame sulle salme sarà utile soprattutto a stabilire l’esatta traiettoria dei proiettili in quanto le cause della morte sono purtroppo ormai note. Inquietante anche la ricostruzione di quanto accaduto quella notte di una settimana fa. I due ragazzi si sarebbero ritrovati davanti alla casa di Palumbo per puro errore. La dinamica sarebbe ormai stata confermata a grandi linee dagli inquirenti: 11 in tutto i colpi esplosi nel buio. Tullio e Giuseppe non avrebbero avuto scampo.
Omicidio Tullio e Giuseppe: la figlia di Vincenzo Palumbo scrive alle famiglie
Vincenzo Palumbo, incensurato, è detenuto nel carcere di Poggioreale dallo scorso venerdì ma è destinato a restarci dal momento che il fermo è stato convalidato. La moglie ha chiesto scusa nei vari talk televisivi, comprendendo il dolore delle famiglie delle due vittime. Al programma di Rai1 sono state però trasmesse anche le parole della figlia di Vincenzo Palumbo, di 20 anni. La giovane ha scritto una lettera rompendo per la prima volta il silenzio.
Anche la ragazza, come la madre, avrebbe ha scusa e non solo. “La figlia è ancora sotto choc e non riesce ancora a parlare, non ha ancora concretizzato quanto successo”, ha commentato il legale che ha svelato di essere anche loro in contatto con degli psicologi “per farla ragionare”. Mariarita, la figlia del 53enne, si sarebbe barricata dietro un muro di silenzio, ma ha scritto una lunga lettera consegnata alle famiglie di Tullio e Giuseppe tramite il parroco. “Siamo vicini, addolorati e mortificati, un dolore causato da un membro della mia famiglia”, scrive la ragazza, quasi coetanea dei due giovani uccisi.