È iniziato il processo d’appello per l’omicidio di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei Carabinieri che è stato ucciso con undici coltellate – mentre era in borghese e senza pistola – il 26 luglio 2019 nel quartiere Prati di Roma da due americani che erano stati bloccati poiché accusati di furto. I due imputati Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth, rispettivamente 21 e 20 anni, sono stati condannati in primo grado all’ergastolo.
Il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano, in conclusione della sua requisitoria, come riportato da Adnkronos, chiede adesso che per Finnegan Lee Elder venga confermata la condanna all’ergastolo, mentre per Gabriel Natale Hjorth la pena venga ridotta a 24 anni di carcere. Quest’ultimo, infatti, avrebbe programmato il tutto, ma l’autore materiale del delitto sarebbe il ventunenne. “Per questo, chiedo la riforma della sentenza di primo grado con il riconoscimento delle attenuanti generiche”, ha annunciato. Il team di legali del ventenne, tuttavia, continua a ribadire che il loro assistito è estraneo al concorso in omicidio.
Omicidio vicebrigadiere Cerciello, via al processo: la ricostruzione
Nel corso della prima udienza del processo d’appello per l’omicidio del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega, il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano ha ripercorso quanto accaduto la notte del 26 luglio 2019 nel quartiere Prati di Roma. “Si è inflitto una sofferenza senza alcuna pietà su un carabiniere, con 11 coltellate, affondando fino alle costole”, queste le sue parole secondo quanto riportato da Adnkronos.
Il pg, inoltre, ha chiarito il ruolo di Andrea Varriale, il collega che era con la vittima al momento dell’accoltellamento. “Va creduto, ‘appena li abbiamo fermati ci hanno accoltellato’ ha detto al telefono, i due ragazzi americani hanno reagito immediatamente perché erano ben consapevoli che stavano commettendo un’azione illegale, Elder e Hjorth temevano di essere arrestati. L’unica sua menzogna è quando ha detto di avere con sé la pistola ma lo dice perché sa che rischia un provvedimento disciplinare, ha avuto paura e ha detto il falso, ma da qui a essere inattendibile ce ne passa”, ha sottolineato nel corso della requisitoria.