C’è una terza persona indagata per l’omicidio di Willy Branchi, il 18enne ucciso barbaramente a Goro nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1988. È Carlo Selvatico, che è stato interrogato ieri nella stazione dei carabinieri di Goro dal pubblico ministero Andrea Maggioni. La versione del pensionato, già da tempo coinvolto nell’inchiesta, non aveva convinto gli inquirenti. Dopo essere stato assolto dall’accusa di falso, è scattata l’ipotesi del favoreggiamento. Come riportato da Il Giorno, chiese notizie ad un avvocato sullo stato delle indagini. Da qui i sospetti che portarono gli inquirenti a pensare che se ne fosse interessato per raccontare tutto ai veri aguzzini di Willy Branchi. Ma da ieri questa versione è cambiata: se ne sarebbe interessato forse per coprire se stesso. Ora gli inquirenti ritengono dunque che possa aver avuto una parte attiva nella notte dell’omicidio. Ma Carlo Selvatico continua a negare. Davanti al magistrato si è sostanzialmente avvalso della facoltà di non rispondere. «Ma si continua a processare innocente. Lui non ha ucciso il giovane», dice il legale che lo assiste, l’avvocato Michele Ciaccia.



OMICIDIO WILLY BRANCHI, “CARLO SELVATICO TRA GLI ASSASSINI”

La posizione di Carlo Selvatico si è aggravata da ieri: è stata affiancata a quella dei fratelli, per ora sconosciuti, che guidavano la “motorella” dentro cui c’era, secondo gli inquirenti, il corpo martoriato di Willy Branchi. Ora è accusato di essere uno degli assassini. Il magistrato che coordina le indagini si trincera dietro il silenzio per ora. «Scusi siamo in piena fase istruttoria», ha detto a Il Giorno. La prima svolta comunque nelle indagini sull’omicidio di Goro era arrivata nel 2014, quando don Tiziano Bruscagin con le sue dichiarazioni fece riaprire il fascicolo. Poi fu anche indagato per calunnia. Da allora c’è stata un’escalation di persone finite nel registro degli indagati per aver raccontato il falso, secondo gli investigatori. Ma la famiglia di Willy Branchi non ha mai smesso di sperare che la verità venisse fuori un giorno. Per la prima volta ora tra gli accusati dell’omicidio non ci sono due fratelli anonimi, ma anche una persona con un volto e un nome.

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