Mario Pincarelli è uno degli imputati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il 21enne ucciso a Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre dello scorso anno. Da oltre un anno il giovane si trova recluso nel carcere di Regina Coeli ma continua a dichiararsi innocente. A distanza di pochi giorni dall’udienza che si è tenuta presso la Corte d’Assise del tribunale di Frosinone, Pincarelli ha rilasciato una intervista all’Adnkronos nella quale ha raccontato la sua verità esordendo: “Sono a posto con la coscienza. Io non ho ucciso Willy, non ho ucciso nessuno”.



Il giovane, difeso dall’avvocato Loredana Mazzenga, ha commentato: “All’inizio di questa esperienza non capivo nulla, non riuscivo neppure a comprendere i motivi del mio arresto. Mi sentivo dentro un frullatore, avevo la testa vuota e allo stesso tempo piena di tutto”. Prima della grande confusione, ha raccontato di aver appreso della morte di un ragazzo di nome Willy prima dalla tv, poi dal suo avvocato. “Sono stato male, e tanto”, ha dichiarato, prima di raccontare i suoi primi mesi di reclusione trascorsi a Rebibbia prima del trasferimento a Regina Coeli, dove ha raccontato di non aver litigato con nessuno. Agli altri detenuti, ha spiegato, ha voluto raccontare subito perché si trovava lì ma soprattutto, ha ribadito, “Che non sono stato io ad uccidere Willy”.



Omicidio Willy, Mario Pincarelli ed il pensiero alla famiglia della vittima

Il pensiero di Mario Pincarelli è andato inevitabilmente alla sua famiglia: “Mi dispiace per la mia famiglia, per mia madre, per mio padre e mia sorella. Ripenso spesso a quello che è successo. Ci penso ogni sera prima di chiudere gli occhi, penso a Willy e prego per lui, la sua famiglia e anche per la mia”, ha aggiunto. Oggi, alla luce di quanto accaduto, dice che avrebbe fatto di tutto per evitare un suo coinvolgimento nella vicenda: “perché io me ne volevo andare prima che Belleggia iniziasse a litigare con Zurma”. Il pensiero torna poi alla famiglia di Willy: “Mia madre e la mia famiglia stanno soffrendo, per il fatto che io sono in carcere, ma io sono vivo. Immagino quindi il dolore della mamma, del papà e della sorella, sapendo che Willy non c’è più”.



Proprio in Tribunale ha ammesso di aver cercato per la prima volta lo sguardo della madre e della sorella di Willy: “Ho voluto fargli sapere che mi dispiace per ciò che è successo. E gliel’ho detto in aula, ma non sono bravo a parlare e ho detto meno di ciò che avrei voluto dire”. Parlando delle altre persone coinvolte ha ammesso: “Ho sperato fino alla fine che ognuno di loro si assumesse le responsabilità di ciò che ha fatto. Quanto a me non ho visto ciò che è accaduto. Al momento del fatto ero di spalle, ero circondato da persone che sbracciavano, mi spingevano e mi chiedevano cosa fosse accaduto. Era tutta una confusione”. Ha ribadito quindi di non sapere chi abbia colpito Willi perché “ero di spalle”, e nonostante lo sbaglio commesso, ha aggiunto, “Non penso però che ci fosse la volontà di ucciderlo. Non credo che Marco, Gabriele o Francesco avessero avuto questa intenzione, perché da quello che so Willy non aveva fatto niente a nessuno”.

Tatuaggi hanno inciso sulla sua condanna?

Se Mario Pincarelli fosse responsabile del delitto di Willy lo direbbe ma, ribadisce, questa volta sarebbe del tutto estraneo. È convinto che anche i tanti tatuaggi che ha sul corpo possano aver inciso sulla sua condanna, “Ma io sono ciò che sono, ho poco più di 20 anni e non ho mai voluto fare ‘la vita’ come dicono gli altri […] Mi piacerebbe essere giudicato per ciò che sono e per ciò che ho fatto. Non ho ucciso io Willy. Gli ho dato solo una pizza quando mi hanno dato una spinta. Tutti sbracciavano e mi ci hanno fatto cadere sopra. E’ stato in quel momento che l’ho colpito con uno schiaffo”.

Il giovane ha smentito di aver dato pugni in testa o al volto al 21enne, aggiungendo: “Sono contento che portavo questi anelli. Per me ora sono una prova che non ho colpito con i pugni Willy. Anche le poche persone che mi accusano, si confondono, dicono di essere sicuri che fossi io e poi raccontano che indossavo una maglietta verde, oppure che sono andato via in macchina con i fratelli Bianchi. Solo che quella sera io avevo una camicia bianca e sono andato via con la Smart di un mio amico”. La sua speranza è che la verità possa venire fuori, per Willy e per coloro ingiustamente coinvolti nella vicenda.