La Omicron 2 (la cui denominazione è BA.2), sorella “gemella” dell’omonima variante del Covid-19, è arrivata anche in Italia: i primi due casi, come riportato da Il Messaggero, sono stati registrati a Genova presso l’ospedale San Martino. Uno dopo uno sequenziamento di routine effettuato nel laboratorio della struttura sanitaria e uno dal sequenziamento di un campione derivante dal monitoraggio nazionale, che coinvolge il laboratorio di Igiene diretto dal professor Giancarlo Icardi.
La Liguria, tuttavia, non è certamente l’unica regione in cui la nuova mutazione, che ha caratteristiche quasi totalmente identiche a quelle della sorella, si sta diffondendo. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) la sottovariante è stata segnalata in ben 9 regioni: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Toscana. “È di un certo interesse il fatto che in questa indagine siano state rilevate 21 sequenze riconducibili al lignaggio BA. 2, che è causa di più del 50% di infezioni da Sars-CoV- 2 in alcuni Paesi Europei tra i quali, in particolare, la Danimarca”, si legge nella nota a conclusione dell’indagine rapida. Al momento, ad ogni modo, in Italia soltanto l’1% delle sequenze classificate come Omicron sono da ricondurre a BA.2.
Omicron 2 arriva anche in Italia: cosa sappiamo sulla sottovariante
Gli esperti sono già al lavoro per comprendere le caratteristiche della sottovariante Omicron 2, che è arrivata anche in Italia nelle scorse ore. Essa è stata segnalata per la prima volta a dicembre scorso in India e successivamente si è diffusa in numerosi Paesi d’Europa, Asia e Stati Uniti. In alcuni di essi, in particolare la Danimarca, l’aumento dei casi è notevole rispetto ad altri, ma non se ne conoscono ancora le ragioni.
Una ipotesi è che, come la sorella “gemella”, la BA.2 possa essere più contagiosa delle altre varianti. Allo stesso modo, essa dovrebbe avere capacità ridotte di causare polmoniti. È per questa ragione che non sembra necessario essere allarmistici. Le similitudini con la Omicron 1 sono in tal senso rassicuranti.