I dati forniti da Siaarti (Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva) ed elaborati dall’Istituto superiore di sanità negli scorsi giorni su un totale di 1.381 pazienti monitorati ci dicono che 187 di essi (il 13,5%) erano positivi per il virus Sars-CoV-2, tra cui 70 (il 5,1%) presentavano sintomi polmonari o comunque riferibili ad infezione sistemica grave da Covid-19. Sono numeri che contrastano con l’allarme mediatico a cui si assiste in questi giorni, che parlano di un trend di ricoverati in terapie intensive in costante aumento, così come i decessi.
Il problema è sempre lo stesso che Massimo Clementi, direttore del laboratorio di microbiologia e virologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano ci aveva già detto nella nostra ultima intervista e cioè che “il 75% dei ricoverati in terapia intensiva è lì per altre malattie e non per il solo Covid; poi magari, qualcuno di loro ha pure il Covid. Forse andrebbero conteggiati a parte”.
Ce lo ribadisce anche adesso, spiegandoci che con Omicron “ci troviamo in una situazione di passaggio da un momento in cui c’era una pandemia con tanti casi e un virus molto virulento che adesso lo è molto meno”.
Nella nostra ultima intervista ci aveva detto che la contabilità dei ricoverati va a finire nel Covid e se c’è un decesso viene contato tra i deceduti per Covid. Questa definizione è valida anche adesso?
Sicuramente in un contesto di grande circolazione il virus colpisce anche negli ospedali, per quante precauzioni si possono prendere. Pazienti, parenti e personale sanitario possono essere veicolo del virus. Che poi questo possa avere una ricaduta è testimoniato dal fatto che chiunque in ospedale sia positivo al Covid va a finire nella contabilità Covid. Quanto questo fenomeno incida sui numeri complessivi è difficile dirlo, fa un po’ sorridere la discussione attualmente in atto che dice: facciamo correre il virus o non facciamolo correre.
Cioè?
Questo è un virus che corre indipendentemente da quello che possiamo fare. Dirò di più: corre anche indipendentemente dai vaccini, perché si infettano anche i vaccinati e coloro che hanno avuto la malattia normale sviluppando una infezione. Da un punto di vista della valutazione di questa fase epidemica l’importante è essere consapevoli che se si parte con una quarta dose adesso, dubito che nel mese di agosto si riesca a fare una vaccinazione efficace.
A Milano al momento risulta funzionante un solo hub, quello delle Stelline. Non è un po’ poco?
Infatti bisognerebbe riaprire più hub vaccinali. Si poteva organizzare in maniera più chiara per settembre e partire con un’organizzazione più rigorosa.
La quarta dose è necessaria anche se non è pronto un vaccino specifico per Omicron 5?
La vaccinazione è utile per proteggere le persone fragili, l’interpretazione che va data in questa fase è che siamo in una situazione di passaggio da un momento in cui c’era una pandemia con tanti casi e un virus molto virulento a un virus meno virulento.
Come colpisce esattamente Omicron?
Dà una infezione delle alte vie aeree e non delle basse, in proporzione quindi ci sono molti meno decessi. Vediamo anche che i ricoverati sono molto meno di quando circolava la variante Delta. Questo ci dice che questo virus sta piano piano modificandosi verso una endemizzazione, anche se più lentamente di quanto potessimo auspicare.
Che scenario dobbiamo aspettarci?
Nei prossimi anni il virus potrebbe ricomparire a piccole ondate e noi doverci vaccinare con un vaccino adattato, come facciamo con l’influenza.
Quali sono i sintomi dei vaccinati ricoverati? Problemi polmonari?
No, sono pochi quelli che hanno la polmonite. In genere si tratta di malattie febbrili o sintomatiche. A volte il ricovero lo si fa per motivi di precauzione, perché sono persone che hanno patologie che possono renderli suscettibili a complicanze.
Il fatto quindi che colpisca le vie aeree alte e non basse ci dice che il virus si è modificato? L’allarme mediatico è giustificato?
Avere attenzione sì, ma un allarme non ci deve essere se no sfociamo in un nuovo panico di massa. La gente è stanca, è una cosa che va avanti da due anni e che ha inciso su molti aspetti della vita sociale ed economica. Cerchiamo di gestire bene questo momento, consapevoli che c’è un virus che si sta adattando a una situazione nuova.
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