Variante Omicron e variante Delta: la loro coesistenza nello scenario pandemico attuale consente di distinguerle? La risposta, naturalmente, è affermativa e non si limita all’ovvio sequenziamento dei genomi prelevati dai soggetti positivi, ma si spinge oltre, addentrandosi nell’ambito della sintomatologia. A fare chiarezza in tal senso è stato il professor Francesco Franceschi, direttore della Medicina d’Urgenza del pronto soccorso del policlinico “Gemelli” di Roma, intervenuto ai microfoni di “Unomattina”.

“Ci sono differenze abbastanza importanti tra le due varianti – ha precisato l’esperto nella sua chiacchierata con i conduttori Monica Giandotti e Marco Frittella –, perché la Omicron dà un interessamento delle prime vie aeree, con prevalenza di mal di gola e raffreddore e meno tosse rispetto alla Delta. La Delta, dal canto suo, causa il disturbo di gusto e olfatto, che con Omicron si evidenzia di meno”. Non bisogna peraltro dimenticarsi dell’esistenza dell’influenza, tendenzialmente molto diffusa in questo periodo: “Essa si presenta però accompagnata da una febbre più elevata – ha dichiarato l’esperto -. Il rialzo termico nel Covid si attesta indicativamente sui 38, mentre nell’influenza può arrivare fino a 40 e con esso compaiono anche i dolori osteomuscolari, con astenia e mialgie. Ovviamente, è bene ricordare che è sempre e solo il tampone che può dire l’ultima parola”.

DIFFERENZE TRA OMICRON E DELTA, MA NON SOLO: QUALI FARMACI SI USANO PER CURARE IL COVID A CASA?

Sempre a “Unomattina”, il professor Franceschi ha illustrato quali farmaci vengano prescritti per curare il Covid-19 a casa: “Nella stragrande maggioranza delle forme, sono sufficienti il paracetamolo o una terapia antinfiammatoria. Per i pazienti con fattori di rischio o di età superiore ai 65 anni, a livello di terapia domiciliare è appena uscito un nuovo antivirale, che dà la possibilità di inibire la replicazione virale. Ci sono poi altri due farmaci da prendere in considerazione laddove persista il livello di infiammazione: il cortisone e l’antibiotico”.

In tutto questo, il saturimetro riveste ancora un ruolo fondamentale? “Assolutamente sì. Se i valori scendono sotto il 92%, ci dobbiamo allarmare e contattare subito il nostro medico”.