La variante Omicron fa paura, lo vediamo nel Regno Unito e negli Stati Uniti dal numero delle persone infettate. Secondo Emer Cooke, direttrice dell’Agenzia europea del farmaco, che ha rilasciato una intervista al Financial Times “c’è un calo dell’efficacia dei vaccini nei confronti della variante”. Va detto che i dati a disposizione sono ancora pochi e per nulla definitivi, ma il quadro che si prospetta è questo.
Anche a Francesco Broccolo, docente di Microbiologia clinica all’Università Milano-Bicocca, risulta come ci sia una minor efficacia del vaccino: “Secondo i dati dell’Imperial College di Londra i vaccinati in doppia dose sono protetti fino a un massimo del 20%”, ma “con il richiamo della terza dose la protezione aumenta dal 50% fino all’80%”. Se è vero che la trasmissibilità della variante Omicron è maggiore di qualunque altra variante precedente, “i dati sulla virulenza al momento non sono ancora disponibili”, non sappiamo cioè quanti decessi potrebbe causare.
Secondo Emer Cooke, direttrice dell’Agenzia europea del farmaco, c’è un calo dell’efficacia dei vaccini contro la variante Omicron. Risulta anche a lei?
I dati che abbiamo al momento non sono definitivi, sono dati in vitro e non in vivo, e questa è una prima criticità. Dai dati che ho potuto vedere in vitro la Omicron ha delle mutazioni che sfuggono agli anticorpi sia del vaccino, sia evocati da infezioni precedenti, come la variante Delta.
Per cui Omicron è più pericolosa?
Dati resi noti dall’Imperial College di Londra dicono che i vaccinati in doppia dose sono protetti fino a un massimo del 20%, mentre con il richiamo si è protetti fra il 50% e l’80%. Dipende dal momento in cui avviene questa valutazione: se si fa troppo a ridosso della terza dose, cioè entro una settimana dalla vaccinazione, non si è ancora protetti, perché servono circa 15 giorni per ottenere una risposta forte.
Siamo in grado di sapere perché questa nuova variante è così trasmissibile e che grado di virulenza ha?
Come dice la dottoressa Cooke, è senz’altro vero che questa variante sfugge ai vaccini, vari lavori lo dimostrano. La sua forte trasmissibilità è dovuta certo alle variazioni dello Spike, ma il dato nuovo che emerge è che non sono variazioni che aumentano, come per la Delta, il legame fra lo Spike e il recettore Ace. Questa forte trasmissibilità non è dovuta al fatto che la proteina si è modificata in modo tale che si riconosce in modo più forte il legame con il recettore, ma perché ha delle mutazioni che sfuggono agli anticorpi.
Cioè?
Ha una capacità di fuga più forte dagli anticorpi. Oltretutto, questo virus sembra replicare di più rispetto alle altre varianti. Sulla virulenza, però, non ci sono ancora dati certi, visto che ci basiamo su lavori ancora non ufficialmente accettati. Non possiamo ancora trarre conclusioni sulla virulenza della Omicron.
Si renderà necessario anche per i vaccinati fare i tamponi? Che ne pensa?
Dal punto di vista farmacologico e virale l’unica certezza della non trasmissibilità si ha con i tamponi. Che questo poi si scontri con problemi logistici, come le lunghe file davanti alle farmacie, o anche di natura politica è un conto, ma dal punto di vista virale la certezza si ha solo con il tampone. I vaccini non impediscono la variazione, impediscono la malattia. Il contagio è molto alto nei primi 5 giorni dell’infezione, il vaccinato e il non vaccinato trasmettono allo stesso modo, però il vaccinato vede la carica virale scendere drasticamente. Il vaccinato trasmette meno, perché si infetta meno.
Finora la variante Omicron non si è largamente diffusa in Italia. Dipende dal fatto che ci sono solo 70 laboratori addetti al sequenziamento?
Dipende proprio da questo, solo da questo. Cerchiamo poco. Mi pare siano stati eseguiti negli ultimi tre giorni solo 4mila sequenziamenti, sono pochissimi. Settanta laboratori è un numero discreto, ma non tutti sono in grado di garantire molti sequenziamenti.
(Paolo Vites)
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