In principio furono i pipistrelli (forse): ora potrebbero essere intervenuti una seconda categoria di animali per compartecipare all’evoluzione della più grave pandemia mondiale della storia, i topi. Secondo lo studio in atto alla Accademia delle Scienze in Cina, la nascita della variante Omicron potrebbe essere stata causata da uno “spillback”, ovvero un ritorno del virus Sars-CoV-2 dai topi agli esseri umani.



«I nostri risultati – spiegano i ricercatori cinesi in una nota oggi citata dalla Nbcsuggeriscono che il progenitore di Omicron è passato dall’uomo ai topi, ha accumulato rapidamente mutazioni favorevoli all’infezione di quell’ospite, quindi è tornato negli esseri umani, indicando una traiettoria evolutiva interspecie per l’epidemia di Omicron».



VARIANTE OMICRON, COSA PUÒ ESSERE SUCCESSO?

La teoria cinese è stata pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Genetics and Genomics, con l’analisi di ben 45 mutazioni compiute dalla variante Omicron che sta funestando ormai mezzo mondo (anche se con effetti che paiono sempre meno “letali” rispetto alla precedente, meno contagiosa, variante Delta). Sequenziando e cercando le differenze tra la precedenti varianti e Omicron, gli scienziati hanno scoperto che la sequenza della proteina spike di Omicron è stata sottoposta a una selezione più forte rispetto a quella di qualsiasi variante Covid-19. Proprio per questo motivo, concludono, si potrebbe davvero ipotizzare un “salto” dall’uomo agli animali e poi un “ritorno” da essi verso gli esseri umani: «Lo spettro molecolare delle mutazioni acquisito dal progenitore di Omicron è risultato “significativamente diverso” dallo spettro dei virus che si sono evoluti nei pazienti umani, ma somigliava agli spettri associati all’evoluzione del virus dell’ambiente cellulare dei ratti», si legge ancora sulla Nbc, riportato dall’ANSA. Le mutazioni nella proteina spike si sono infine sovrapposte alle mutazioni note per promuovere l’adattamento nei topi.



In esclusiva al “Sussidiario.net”, oggi Antonio Clavenna, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano, ha provato a spiegare da cosa potrebbe sorgere questa “guerra delle varianti” in corso d’opera. «Il quadro al momento che sembra emergere è quello di una minore pericolosità in cui i pareri al proposito di un possibile sviluppo alla fase endemica sono ragionevoli. Se questo quadro dovesse essere confermato significherebbe che abbiamo a che fare con una variante molto più contagiosa ma meno pericolosa per il singolo»; in merito alle mutazioni ulteriori, Clavenna ci ha spiegato che al momento non è dato saperlo, di certo «Non è che il virus scompare, è un’evoluzione che molti esperti si attendevano. Questo virus si sarebbe in qualche modo, usando un’espressione non del tutto corretta, “adattato” e avrebbe continuato a circolare con altri coronavirus con cui abbiamo a che fare da anni provocando una malattia lieve simile all’influenza da raffreddore. Non è da escludere ci saranno altre varianti». Una nuova variante per poter prendere il sopravvento su Omicron dovrà essere più contagiosa ma anche più pericolosa e al momento è molto difficile ritenerlo possibile: chiosa il ricercatore, «Dal punto di vista delle probabilità è piuttosto difficile ci possa essere una variante contagiosa come Omicron ma che associa la pericolosità di altre varianti come quelle che abbiamo visto».