Secondo il filosofo del “pensiero debole” Gianni Vattimo la Chiesa, in particolare la Cei, in merito alla legge contro l’omofobia (in programma nei prossimi giorni in Parlamento) sbaglia di grosso: «decidere se fare una legge contro l’omofobia è un affare della politica, cioè del Parlamento e del governo di un Paese, che si spiega e giustifica in base a una esigenza specifica», spiega il filosofo nel suo intervento sul Fatto Quotidiano di oggi. Dunque la nota della Conferenza Episcopale Italiana che nei giorni scorsi esprimeva parere contrario al Ddl Omofobia («non serve una nuova legge, porta a reato d’opinione»), per Vattimo è non solo sbagliata nei modi ma anche nel contenuto: «l’omosessualità appare molto spesso come disordine sociale e morale e negli anni recenti, con i vari Pride, lo ha spesso fatto provocatoriamente per dar voce al proprio disagio scandalizzando i benpensanti. Ma anche il Papa sa che ci sono omosessuali che vivono “civilmente” e con equilibrio la loro esperienza né più né meno dei tanti eterosessuali che non sono puttanieri, corruttori di minori, stupratori seriali o maniaci sessuali», scrive il pensatore attaccando l’uscita dei vescovi contro la legge depositata contro l’omofobia.



LA CHIESA E LA LIBERTÀ

È qui che allora Gianni Vatimo affonda la sua visione secolarizzata della stessa teologia della Chiesa, che non deve più misurarsi sulla “natura” nel giudicare la vita e la realtà in evoluzione: «la morale tradizionale della Chiesa non può più seriamente ritenersi fondata sulla natura, che troppo a lungo è stata usata come il paravento della difesa di ogni ordine costituito», scrive ancora sul “Fatto” l’esperto filosofo che contesta l’etica cristiana. Dall’aborto al divorzio, dalla fecondazione assistita fino all’eutanasia, secondo Vattimo di quella «larga parte della morale tradizionale difesa dalla Chiesa», oggi si sente «assai poco rimpianto in vero».



Qui il filosofo “cita” Papa Francesco nelle sue dichiarazioni sulla libertà delle altre religioni per condurre il pensiero contro la scelta della Cei: seppure sia giusto secondo Vattimo che nella morale sessuale e familiare si tenga conto della “deriva” della società di oggi, le parole di Bergoglio pronunciate ad Abu Dhabi sulla diversità umana «persino di quella tra le religioni – come di un fatto provvidenziale che va rispettato riconoscendo le diverse forme di cultura, di vita e di comunità», sono da considerare per Vattimo più di quanto detto dalla Chiesa italiana.

E così l’affondo finale: «si può pensare a un’etica cristiana “liberale” che metta da parte i paletti della “natura”» ma che nello stesso tempo «valuti anche le leggi della società civile in base al criterio della libertà e della fratellanza fra le persone». Tradotto, la Chiesa non deve “immischiarsi” nel contrastare la legge contro l’omofobia ma deve rispettare il lavoro dello Stato.