La fine della pandemia sembrerebbe essere finalmente vicina. “Si stima che il 90% della popolazione mondiale abbia raggiunto una qualche forma di immunità al virus SarsCoV2 o in seguito a precedenti infezioni o per la vaccinazione”, a dirlo è stato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). “Di conseguenza siamo vicini a dire che la fase di emergenza della pandemia di Covid-19 sia finita, ma non è ancora finita”. È per questo motivo che, sebbene i dati siano incoraggianti e il virus adesso fa meno paura, serve continuare a monitorare il fenomeno con test, sequenziamento e vaccinazioni.



“Interrompere queste attività significa creare le condizioni perfette che potrebbero portare all’emergere di una nuova variante in grado di causare una mortalità significativa”, ha aggiunto l’esperto. Dall’avvento di Omicron, infatti, la situazione ha continuato ad evolversi. “Oggi circolano oltre 500 sottolignaggi. Sono tutti altamente trasmissibili, si replicano nel tratto respiratorio superiore e tendono a causare malattie meno gravi rispetto alle precedenti varianti preoccupanti. E hanno tutte mutazioni che consentono loro di sfuggire più facilmente all’immunità accumulata”.



Oms: “90% della popolazione ha immunità Covid”. La situazione

Se da un lato il 90% della popolazione mondiale ha l’immunità contro il Covid-19, dunque, secondo l’Oms, dall’altro lato è necessario continuare a mantenere alta l’attenzione per evitare di dovere fare i conti con problemi causati da una variante più feroce. La situazione relativa alla curva dei contagi, d’altronde, è variabile da Paese a Paese.

In Italia, in tal senso, il numero di casi di positività continua ad essere in salita. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità e del Ministero della Salute evidenzia infatti che l’indice di trasmissibilità Rt ha raggiunto quota 1,14, superiore alla soglia epidemica dell’unità. L’incidenza dei casi è invece stabile e pari a 386 per 100.000 abitanti. L’impatto sulle strutture sanitarie è contenuto, ma l’occu- pazione dei posti letto è in aumento sia nelle aree mediche (13,3%) che in terapia intensiva (3,2%).