LE LINEE GUIDA DELL’OMS SULL’ABORTO FARMACOLOGICO: “LE DONNE SI AUTOGESTISCANO”

Le ultime linee guida approvate dall’OMS – Organizzazione Mondiale della Sanità – sull’aborto tendono a “spingere” verso una linea sempre più “farmacologica” e meno “medica” per quanto riguarda l’interruzione volontaria di gravidanza. Dagli Usa a parti dell’Europa, il tema dell’aborto come “diritto” da mesi viene riproposto in risposta alla sentenza della Corte Suprema americana che ha ribadito come non si possa parlare costituzionalmente di “diritto all’aborto”.



L’aborto farmacologico invece è «sicuro ed efficace» e «con un sostegno adeguato le donne possono autogestire alcune o tutte le fasi»: questo spiegano le nuove linee guida sull’IVG tese ad ampliare sempre più l’accesso all’aborto per le donne. L’aborto farmacologico viene preferito per quanto riguarda la riduzione dei costi e della necessità di interventi chirurgici rispetto all’aborto strumentale: «l’OMS raccomanda come metodo sicuro ed efficace per interrompere una gravidanza. I farmaci utilizzati, mifepristone e misoprostolo, sono inclusi nell’elenco dei medicinali essenziali dell’Oms. Con un sostegno adeguato, le donne possono autogestire alcune o tutte le fasi, ad esempio nel comfort della propria casa», si legge nelle linee guida dell’Organizzazione. Secondo quanto sottolineato da Pascale Allotey, direttore della ricerca e salute riproduttiva dell’OMS, «Gli operatori sanitari hanno un ruolo fondamentale nel fornire un’assistenza all’aborto che rispetti le scelte delle donne e delle ragazze». La guida punta ad aiutare gli operatori sanitari «a fornire servizi sicuri, tempestivi ed efficaci».



ALLARME PILLOLA ABORTO NEGLI USA, MADRE INCARCERATA: IL CASO

Per Bela Ganatra, capo dell’Unità globale per l’aborto presso l’Oms, «L’aborto medico farmacologico o medico ha svolto un ruolo fondamentale nell’espandere l’accesso all’aborto sicuro a livello globale, in particolare per donne nelle situazioni più vulnerabili che potrebbero non avere accesso alle strutture sanitarie o che hanno bisogno di mantenere la privacy evitando i ricoveri, quindi è importante che i professionisti possano facilitarlo». Secondo quanto aggiornato nel 2019 con il Ministero della Salute, l’aborto con mifepristone e prostaglandine è stato usato nel 24,9% dei casi, rispetto al 20,8% del 2018: «Gli altri Paesi europei, dove l’aborto farmacologico è stato legalizzato molti anni prima rispetto all’Italia, registrano tassi in ulteriore crescita che in Francia e Inghilterra superano il 70% e nei Paesi del Nord Europa il 90%», si legge nel portale Epicentro dell’Istituto Superiore di Sanità.



La spinta sempre più pressante dell’OMS sull’aborto farmacologico non elimina i tanti problemi legati alla pratica dell’interruzione di gravidanza, non solo sul fronte etico-morale: un caso su tutti in queste ore non può non richiamare alle problematiche legate all’aborto farmacologico e al tema delle pillole abortive. In Regno Unito una madre di tre figli è stata incarcerata per più di due anni avendo praticato l’aborto “fai da te” oltre il limite legale: la 44enne, scrive la BBC, ha ricevuto il farmaco a seguito di una consultazione a distanza con un medico col quale non era stata onesta su quanto fosse avanzata la sua gravidanza. L’aborto legale in Uk è permesso fino a 24 settimane, ma dopo 10 settimane la procedura viene eseguita in una clinica: lo schema “pillole per posta”, introdotto durante il lockdown, doveva essere utilizzato per le gravidanze indesiderate fino a 10 settimane. Tuttavia, la corte di Stoke-on-Trent ha verificato che la donna era incinta di 32-34 settimane quando li ha presi.