Negli Stati Uniti il Senato ha approvato un disegno di legge che richiede la declassificazione delle informazioni relative alle origini del COVID-19. Nel disegno di legge viene affermato che il motivo della divulgazione delle info private era la convinzione dei politici statunitensi che il virus fosse fuoriuscito da un laboratorio cinese, con forti proteste da parti della stessa Cina. L’indagine congiunta della Cina e dell’Organizzazione mondiale della sanità condotta nel 2021 ritiene che sia “estremamente improbabile” che il virus sia emerso da un laboratorio.
Shen Hongbing, direttore del China CDC, ha parlato di “atteggiamento scientifico” della Cina riguardo alla tracciabilità delle origini di COVID-19, come spiegato a China Daily. Il Paese ha collaborato in modo proattivo con l’OMS, secondo fonti cinesi: nonostante ciò la Cina è stata accusata da alcun membri OMS di nascondere informazioni chiave sulle origini di COVID-19. “Queste parole vanno completamente contro lo spirito scientifico e sono irrispettose nei confronti degli scienziati di tutto il mondo che hanno partecipato ai primi sforzi per rintracciare le origini”, ha affermato ancora Hongbing. “Questa è una manifestazione della politicizzazione della ricerca delle origini del COVID-19. La comunità scientifica cinese non lo tollererà e la comunità scientifica internazionale non lo accetterà”.
OMS, la replica della Cina alle accuse
La comunità scientifica cinese spera di migliorare la ricerca e gli studi sulle origini del Covid con scienziati di altri Paesi. Ha perciò esortato il personale dell’OMS a rimanere indipendente senza schierarsi al fianco di altri Paesi. Zhou Lei, ricercatrice cinese del CDC e partecipante allo studio congiunto, si è detta sorpresa dalle affermazioni di alcuni membri dello staff dell’OMS, in quanto a suo dire la Cina aveva reso disponibili tutti i dati con il comitato di esperti. Inoltre i ricercatori cinesi hanno condiviso oltre 38.000 campioni di animali domestici e 41.000 campioni di animali selvatici raccolti in Cina dal 2018 al 2020, tutti negativi al Covid-19.
I ricercatori cinesi hanno testato 43.850 campioni di sangue di persone raccolti prima di dicembre 2019 e non hanno trovato anticorpi per COVID-19. Dunque non c’erano casi precedenti. Inoltre sono state condotte ricerche a Wuhan con interviste approfondite con il personale di laboratorio e gli studenti. “Abbiamo condiviso a sufficienza i risultati e i dati della nostra ricerca senza alcuna omissione o riserva”, ha affermato Zhou al China Daily. “Il team di esperti congiunti ha riconosciuto i nostri sforzi”, ha spiegato ancora.