Varianti, ricoveri, vittime e lockdown: gli allarmi sul Covid-19 si fanno sempre più insistenti anche per questo secondo inverno completamente dominato dalla maledetta pandemia. Eppure gli ultimi dati espressi dall’OMS lasciano stupefatti: «Il numero dei casi di contagio da Covid-19 a livello globale è diminuito per la quinta settimana consecutiva e dall’inizio dell’anno il bilancio settimanale delle infezioni si è quasi dimezzato».
Lo ha spiegato sui social direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, con i numeri che impressionano maggiormente: oltre cinque milioni di contagi coronavirus nel periodo 4-10 gennaio a 2,6 milioni nel periodo 8-14 febbraio. Secondo il n.1 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il tutto sarebbe avvenuto nonostante l’esplodere della varianti Covid (inglese, sudafricana, brasiliana): significa che il Covid sta decelerando? No, per l’OMS la guardia deve rimanere sempre alta: «ciò dimostra che semplici misure di salute pubblica funzionano contro il Covid-19, anche in presenza di varianti. Ciò che importa ora è come rispondiamo alla tendenza. L’incendio non è spento, ma ne abbiamo ridotto la dimensione. Se smettessimo di contrastarlo su un qualsiasi fronte, tornerebbe ruggendo».
VARIANTE COVID: ALLARME O PSICOSI?
Si ripropone però il medesimo “dubbio” che assilla da mesi ormai le persone dotate di raziocinio e che non passano come un’altalena da “terrorismo” a “negazionismo” a seconda di dove tira il vento (politico): il Covid-19 è un allarme vero? Assolutamente sì e 2,4 milioni di vittime sta lì ogni giorno a testimoniarlo. Le varianti sono un allarme vero? Qui il dubbio invece si allarga visti i dati dell’OMS e visto cosa sta avvenendo nelle aree dove si sono sviluppate le nuove varianti: crollo dei contagi dopo fiammata iniziale, così è avvenuto in Regno Unito e in Sud Africa, e se nel primo caso si può pensare all’importante copertura vaccinale mista al lockdown, per il Paese africano occorre capire il motivo di un crollo importante nei contagi dopo poche settimane di picco.
Significa che non occorre più fare attenzione alle misure di sicurezza e gli accorgimenti che ormai le nostre vite segnate dal Covid hanno “imparato”? Il dubbio non significa la negazione, anzi: il Covid c’è ancora e fa innumerevoli danni, puntare però il dito sulla “catastrofe in arrivo” quando i dati scientifici – ad oggi – non sostegno tale tesi rischia di scatenare inutili psicosi generali con l’unico risultato la paura iniettata nelle persone già spaventate dagli ultimi terribili 12 mesi. Piuttosto che scatenare allarmi, la concentrazione massima dovrebbe essere per garantire al più presto copertura vaccinale per più persone possibili: così che, proteggendo in primis le categorie più fragili, anche eventuali prossime varianti potrebbe essere vissute con minor timore con l’nico dubbio che rimarrebbe l’efficacia del vaccino contro le evoluzioni genetiche del Sars-CoV-2. I “dubbi” – se razionali – sono utili, il negazionismo e l’ideologia della fiducia cieca nella scienza un po’ meno…