La missione in Cina degli ispettori dell’Oms un anno dopo l’inizio ufficiale della pandemia di Covid-19 “non ha alcun significato”. Ne è convinto, come spiega in questa intervista, Massimo Introvigne, sociologo, fondatore e direttore del Cesnur. “Non solo in un anno la Cina ha avuto la possibilità di far sparire qualunque tipo di prove, ma è evidente che i delegati sono, come gran parte dell’Oms stessa, grandi amici di Pechino. Lo si intuisce dall’intervista a uno di loro pubblicata dall’organo di informazione internazionale del regime, il quotidiano Global Times, in cui si dice chiaramente che non c’è nessuna intenzione di accusare il paese”. Intanto ieri si è registrato il primo morto per Covid in Cina dopo otto mesi e si sono contati 138 nuovi casi, il massimo da marzo 2020. “Sono notizie che fanno vacillare i pilastri della propaganda cinese, che ha provveduto a stampare un libro in 60 lingue in cui si dice che è l’unico paese al mondo ad aver sconfitto il virus”.



Due dei 15 componenti della delegazione dell’Oms sono stati bloccati a Singapore perché risultati positivi al tampone. Eppure prima di partire erano stati tutti sottoposti a diversi test, tutti con esito negativo. Pensa si sia voluto bloccare l’ingresso a due membri indesiderati?

Va detto che quelli che sono arrivati devono essere tutti grandi amici del regime. Ho letto sul quotidiano Global Times, che è il portavoce internazionale del regime, una intervista a uno di loro che quasi si è scusato, dicendo: cominciamo dalla Cina, ma non c’è nessuna prova che la pandemia sia partita da qui.



E i due membri bloccati a Singapore?

Non saprei dire a proposito dei due scienziati fermati se ci siano motivi politici, perché sappiamo come il tampone non sia una scienza esatta. Ricordiamo alcuni giocatori del nostro campionato di calcio che sottoposti a tre tamponi mostravano tre risultati diversi. Può darsi in effetti che non ci sia un filtro politico.

Che senso ha questa visita oggi dopo che per più di un anno Pechino non ha dato nessuna informazione e ha avuto tutto il tempo per cancellare eventuali prove?

Non ha infatti nessun significato. Dopo un anno le prove sono state fatte sparire con calma. Teniamo presente che l’ispezione è fatta da amici di Pechino, non serve sostanzialmente a nulla, se non a dire che è stata fatta.



Quindi?

La stampa cinese ha riportato con grande risalto la notizia diffusa qualche giorno fa che in Italia fosse presente un positivo già a novembre 2019. Forse siamo stati imprudenti a dirlo, ma così funziona la stampa in un paese democratico. Questi articoli diffusi a migliaia in Cina sono capziosi, perché tutti gli studi seri ci dicono che il virus, allora chiamato semplicemente polmonite, circolava già dai primi di ottobre, se non prima, in Cina. Magari non avevano ancora capito di cosa si trattasse perché i primi dottori che sollevano dubbi che si tratti di una nuova Sars ne parlano a novembre e non a ottobre, però questa notizia italiana per loro è stata una manna.

Si è registrato in queste ore il primo morto dopo otto mesi in Cina. Non si vantavano di aver sconfitto il virus?

Fra qualche giorno usciranno dati, non veri perché i cinesi i dati veri non li danno mai, ma più attendibili. Sono attivi anche diversi focolai e non stiamo parlando di remoti villaggi, dove sono state incolpate congregazioni cristiane peraltro di regime, ma parliamo di quartieri della grande Pechino. È stato persino pubblicato un libro in 60 lingue che spiega come la Cina sia l’unico paese al mondo ad aver eliminato il Covid. Ora, però, con la notizia di questa prima vittima dopo otto mesi è evidente che la propaganda subisce un colpo. Un osservatore attento noterà che il colpo è duplice: non solo perché non sono i più bravi, visto che il Covid non lo elimina nessuno, ma anche perché non hanno la ricetta che dicevano di avere.

Tra l’altro il loro vaccino non sembra mostri grandi qualità. Cosa pensa in proposito?

Ci sono evidenze, anche in un paese amico come Singapore, che il tasso di efficacia del vaccino cinese non sia quello che sostengono a Pechino, anzi sarebbe piuttosto basso.

Sarà mai possibile ottenere informazioni sanitarie dalla Cina o dovremo subire nuove ondate di pandemia a causa loro?

Le informazioni saranno sempre filtrate. Abbiamo assistito alla condanna della giornalista che raccontò i fatti di Wuhan dopo un processo simbolico, che ci fa capire quanto l’informazione indipendente non sia affatto tollerata. Non vengono punite le fake news, ma le news non approvate dal partito. È uscito recentemente un libro di Xi Jinping sulla propaganda, in cui dice che tutte le notizie devono avere Partito come nome e Comunista come cognome. Il criterio, dunque, è se la notizia fa l’interesse del potere. Dire come fanno oggi molti che Twitter si comporta come i cinesi perché ti esclude fa ridere: Twitter ti esclude, ma non ti mette in prigione.

(Paolo Vites)

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