L’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha chiesto ai Paesi che stanno affrontando la pandemia di Covid-19 di investire nei meccanismi di ventilazione per gli ambienti chiusi. Essi sono un’arma importante per contrastare la circolazione del virus proprio lì dove corre veloce. A parlarne è stato, in un’intervista al Corriere della Sera, il technical officer Luca Fontana, il quale si occupa di controlli ambientali ingegneristici per i centri di trattamento della malattia.



Il Covid-19 è un virus a trasmissione aerea e proprio per questo motivo le sue particelle infettive rimangono sospese per lunghi periodi. “In ambienti chiusi poco ventilati o affollati, queste possono accumularsi nell’aria e venir inalate: inoltre all’aumentare della vicinanza con la persona contagiata aumenta anche la concentrazione di aerosol e di conseguenza del rischio di infezione”. È per questo motivo che a vaccini, mascherine e distanziamento va affiancata anche la ventilazione. Essa può avvenire tramite semplice aerazione, ovvero aprendo le finestre, ma in tal modo non è possibile valutarne l’efficacia. È più utile, piuttosto, quella meccanica controllata. I costi sono elevati, ma ne vale la pena. “Serve un cambio strutturale nell’approccio alla pandemia, dobbiamo cominciare a pensare a lungo termine. È evidente che non possiamo pensare di creare un impianto di ventilazione meccanica controllata in tutti gli edifici dall’oggi al domani. Ma è importante cominciare”.



Oms: “Investire su ventilazione in ambienti chiusi”. Le parole di Luca Fontana

Investire su sistemi di ventilazione meccanica controllata in ambienti chiusi, come ribadito da Luca Fontana, technical officer dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) al Corriere della Sera, non è utile soltanto in riferimento alla pandemia di Covid-19. “Le malattie respiratorie sono le principali cause di morte e disabilità nel mondo. Migliorare la qualità dell’aria che respiriamo porterebbe enormi vantaggi nelle nostre vite e potrebbe mitigare il rischio di infezione non solo da Covid, ma di tutte le altre malattie respiratorie acute e croniche”.



Il tema purtroppo non sta avendo ancora una rilevanza mediatica ottimale, ma l’Oms è da tempo al lavoro per compiere passi in avanti in merito. “È vero che all’inizio è stata data poca enfasi alla trasmissione aerea al di fuori dei contesti sanitari. All’esordio della pandemia si pensava che il modo di trasmissione fosse attraverso i droplets e che l’aerosol avesse un ruolo marginale. Il tema è stato oggetto di grande dibattito all’interno dell’Oms, che comunque ha sempre raccomandato la ventilazione e il distanziamento come misure per mitigare il rischio”, ha concluso.