Il numero di morti causati dal covid nel mondo potrebbe essere ben più alto rispetto a quello ufficiale. Al momento le vittime da covid worlwide sono poco più di 3.4 milioni, leggasi 3.430.955, ma stando ad un alto dirigente dell’Oms, la vicedirettrice generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Samira Asma, quel numero sarebbe sottostimato di almeno la metà. Parlando in occasione della pubblicazione di oggi a Ginevra del rapporto annuale dell’Agenzia dell’Onu sulle statistiche sanitarie globali, come si legge sull’edizione online dell’agenzia Ansa, ha spiegato: “Il numero di persone morte direttamente o indirettamente a causa del Covid sono almeno il doppio, il triplo di quelle ufficiali”.



Se fossero il doppio sarebbero quindi all’incirca 7 milioni, mentre con il triplo la cifra lieviterebbe a più di 10 milioni, un numero ancora più drammatico di quanto non lo sia già quello ufficiale. Secondo la Asma il numero potrebbe quindi essere “significativamente sottostimato”, rispetto a quello ufficiale pubblicato in tempo reale dalla nota mappa della Johns Hopkins University, l’università americana di Baltimora che raccoglie tutti i dati forniti dai vari ministeri della salute al mondo circa appunto i decessi causati dal covid.



OMS E I MORTI DA COVID: “AL LAVORO PER CAPIRE IL REALE IMPATTO PANDEMIA”

Secondo la vicedirettrice dell’Organizzazione mondiale della sanità la cifra più giusta sarebbe di almeno 6/8 milioni di morti, tenendo conto dei decessi virali che non sono stati dichiarati, e di altri invece non causati direttamente dal virus, come potrebbero essere suicidi o altre malattie causate dal lockdown e dalle varie restrizioni che sono state messe in atto in gran parte del mondo. Alla conferenza era presente anche l’analista dati dell’Oms, William Msemburi, che ha di fatto sposato la testi della Asma: “Le vittime reali da covid 19 sono sottostimate rispetto al reale impatto”. E ancora: “L’eccessiva mortalità ci offre un quadro migliore, in quanto cattura gli effetti diretti e indiretti”. L’Oms è al lavoro con altri paesi “per capire il vero bilancio umano della pandemia – ha concluso la numero due – in modo da poter essere meglio preparati per la prossima emergenza”.

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