La definizione di “caso sospetto Covid” da caso si trasforma in un “giallo”. L’Organizzazione mondiale della Sanità, infatti, non intende rendere noto il file originale con cui venne ristretta la definizione. Contattava dall’AGI, l’Oms ha infatti respinto la richiesta di rendere noto il contenuto del documento in formato word da cui è stato creato il pdf delle linee guida “retrodatate” che il 21 gennaio 2020 hanno modificato la nozione di caso sospetto Covid. L’indicazione contenuta riguardava l’esclusione dal tampone dei soggetti con sintomi respiratori che però non erano stati in Cina. Il 27 gennaio, quindi pochi giorni dopo, è stata recepita dal Ministero della Salute. Dall’analisi dei metadati del file in pdf era emersa «una gravissima anomalia», come l’aveva definita l’avvocato Consuelo Locati, rappresentante delle vittime Covid. Il file era stato creato il 23 gennaio, due giorni dopo la data della sua pubblicazione.



«Il documento in formato pdf è stato sicuramente creato il 23 gennaio ma non ci sono tracce del word da cui è stato generato. Potrebbe anche essere stato completato il 21, non lo possiamo sapere», l’analisi fatta dal perito informatico Paolo Reale, attualmente impegnato nel caso Palamara.

MURO OMS SU CASO SOSPETTO COVID: “ATTONITI E BASITI”

Lo stesso perito informatico aveva prospettato diversi scenari. Ad esempio, il file word potrebbe essere stato redatto precedentemente, ma il file pdf sarebbe stato generato il 23 oppure è stato fatto tutto il 23. Una cosa è certa: se ci siano state o meno delle modifiche, l’Oms ha deciso di non renderlo noto, perché si è limitata a far sapere all’AGI che il file «non è disponibile». Tale risposta ha suscitato la dura reazione dell’avvocato Consuelo Locati: «Siamo attoniti e basiti perché non possiamo sapere se ci siano state delle modifiche e perché il documento è stato retrodatato». All’agenzia di stampa riferisce che questo comportamento «ci dice che la nostra è la strada giusta e che c’è stata qualche violazione sulla restrizione dei casi “sospetti” Covid che ha portato a escludere dal tracciamento chi aveva polmoniti anomale ma non era stato in Cina». L’ipotesi del legale è che il repentino cambiamento del Ministero della Salute nelle indicazioni sulla definizione di caso sospetto Covid non siano legate all’Oms, ma alla consapevolezza che «non c’erano né tamponi né laboratori per analizzarli» in Italia.



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