Il Covid in Cina sta continuando a circolare e a contagiare moltissime persone, tanto che ieri è giunta la notizia secondo cui la terza provincia più grande del Paese orientale annovera il 90% di residenti infettato da Coronavirus, ma, per quanto riguarda le nostre latitudini, non dovrebbero esserci pericoli tali da fare tremare i polsi. Questo, perlomeno, è quanto è stato affermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in base alle cui dichiarazioni “il picco attuale di Covid in Cina non dovrebbe avere un impatto significativo in Europa”.
Da un punto di vista scientifico, rispetto all’andamento dell’epidemia di Covid in Cina, non emergerebbero dunque segnali di “una minaccia imminente per l’Europa”, anche per via di una ragione ben precisa e che gli infettivologi e i virologi di casa nostra vanno ripetendo – sui giornali e in televisione – come una sorta di cantilena ormai da settimane: “Le sottovarianti individuate in Cina sono già circolanti in Ue“. Un concetto ribadito anche da Hans Henri Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms, le cui frasi sono state riprese dall’agenzia di stampa ANSA.
COVID CINA, EUROPA “NON MINACCIATA” DAL BOOM DI CONTAGI IN ORIENTE: LE DICHIARAZIONI DELL’OMS
Kluge ha parlato in occasione della prima conferenza stampa organizzata nel 2023 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e tesa a fare il punto circa la situazione epidemiologica attuale all’interno dei confini della regione europea. Il direttore ha asserito che “dalle informazioni a disposizione dell’Oms, le varianti del virus SARS-CoV-2 circolanti in Cina sono quelle già viste in Europa e altrove”.
Per quanto concerne invece il monitoraggio di coloro che giungono nel Vecchio Continente dalla Cina, “non è irragionevole che i Paesi adottino misure precauzionali per proteggere le loro popolazioni, mentre siamo in attesa di informazioni più dettagliate sul Covid dalla Cina, condivise attraverso database accessibili al pubblico. A quei Paesi della nostra regione che stanno introducendo tali misure di viaggio precauzionali in questo momento chiediamo che siano radicate nella scienza, proporzionate e non discriminatorie”.