L’OMS, Organizzazione mondiale della sanità, ha recentemente aggiornato le linee guida per la gestione delle infezioni da HIV, il virus che causa l’AIDS. Sia l’organizzazione che una revisione sistematica della letteratura scientifica condotta da alcuni ricercatori e pubblicata sulle pagine della rivista Lancet, suggeriscono che la soppressione virale continua ad essere una delle “armi” principali contro il virus, permettendo a chi ne è infetto di vivere mediamente quanto i soggetti sani.



“Per più di 20 anni, i paesi di tutto il mondo hanno fatto affidamento sulle linee guida basate sull’evidenza dell’OMS per prevenire, testare e curare l’infezione da HIV“, afferma il direttore dell’organizzazione Tedros Adhanom Ghebreyesus, sottolineando che “le nuove linee guida pubblicate oggi aiuteranno i paesi a utilizzare potenti strumenti che hanno il potenziale di trasformare la vita di milioni di persone“. Secondo l’OMS, infatti, i soggetti affetti da HIV che utilizzano quotidianamente le terapie di soppressione del virus, raggiungono soglie di carica virale tali da impedirne la trasmissione ai partner sessuali, ma anche agli eventuali figli. Il rischio è complessivamente ritenuto “trascurabile” per soggetti con una carica inferiore o uguale a 1.000 copie di virus per ml di sangue.



Il ruolo dell’HIV nelle infezioni da Mpox e Covid

Le nuove linee guida dell’OMS sull’HIV sono soprattutto fini a limitare i rischi, evidenziati nello stesso documento, che l’AIDS combinato alla Mpox e al Covid solleva. Infatti, nel primo caso si 16mila infessi, circa il 25% presentava anche l’HIV in uno stadio avanzato, con conseguente rischio maggiore di ospedalizzazione e morte. Similmente, i sieropositivi che assumevano anche le terapie di soppressione virale, avevano lo stesso rischio di ospedalizzazione e morte delle persone negative all’HIV.

Gli stessi risultati sono stati ottenuti dall’OMS anche indagando sul ruolo dell’HIV e dell’AIDS nelle infezioni da Covid. Infatti, prendendo in analisi le varie ondate pandemiche, si è scoperto come le persone negative all’HIV nelle ondate di Omicron presentavano una diminuzione della mortalità di circa il 54% rispetto all precedenti ondate. Differentemente, però, i soggetti positivi all’HIV il calo di mortalità nell’ondata Omicron è stato di appena il 17%. A conti fatti, spiega l’OMS, i sieropositivi che non assumono terapie di soppressione, presentano un rischio di mortalità da Covid di 142 volte maggiore delle persone non positive o che assumono le terapie.