Se in Italia l’allarme “terza ondata” arriva dal membro Cts Agostino Miozzo («sanzioni con assembramenti shopping Natale, non possiamo rischia di nuovo a gennaio») a livello europeo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che lancia una strigliata memorabile ai Paesi europei sulla gestione del COVID-19. L’inviato speciale dell’Oms David Nabarro in Svizzera rilascia una lunga intervista ai quotidiani elvetici dove elenca tutti gli errori e i rischi cui va incontro l’UE se non inverte la rotta nell’emergenza pandemica: «Se l’Europa non cambierà le sue politiche ci sarà una terza ondata all’inizio del 2021», attacca l’inviato speciale dell’Organizzazione comunque non esente da colpe o responsabilità, specie nella “schizofrenica” comunicazione fin dallo scorso febbraio su cosa serve/non serve per combattere il coronavirus (un esempio su tutti, le mascherine considerate prima non necessarie, poi solo in un secondo momento divenute elemento centrale che addirittura eviterebbe i lockdown se applicata da tutti). «Ora abbiamo la seconda ondata. Se i governi non prenderanno provvedimenti adeguati avremo presto una terza ondata», spiega Nabarro ai quotidiani elvetici, citando proprio la Svizzera come uno degli esempi meno virtuosi «troppe aperture, impianti scii lasciati aperti, mancato adeguamento delle strutture sanitarie». È proprio il crescente “stress” dei sistemi sanitari a rappresentare l’immagine di un’Europa “inefficace” a reggere la sfida contro il COVID-19: «È necessaria una strategia molto più solida da parte delle autorità e dei residenti. Bisogna definire le responsabilità in modo più chiaro. Mi sorprende che il Covid non sia trattato come un’emergenza nazionale», parla alla Svizzera ma in realtà a quasi tutte le gestioni Ue della pandemia.
LA “STRIGLIATA” ALL’EUROPA
Dall’Oms, dai Paesi esteri per finire con l’Ocse: la “strigliata” all’Europa arriva da più parti, attaccata per le troppe aperture e per le libertà economiche, personali e sociali tenute in considerazione nonostante la pandemia COVID-19. Al netto delle infinite discussioni che si potrebbero aprire sul concetto stesso di libertà nei tantissimi Paesi – come il nostro – in cui il lockdown è stato presenza costante in questo drammatico 2020, il richiamo Ocse arriva poco prima della “strigliata” di Nabarro: nel rapporto dal titolo «Health at a Glance: Europe 2020», collaborazione Ocse-Commissione Europea si legge (lo riporta il Corriere della Sera, ndr) «L’Europa deve prepararsi meglio per uscire da nuove rigorose misure di contenimento del contagio del coronavirus». Non solo, il segretario dell’Organizzazione Angel Gurria ribadisce «La recente notizia di un vaccino è incoraggiante, ma affrontare questa pandemia è una maratona, non uno sprint». Tracciamento, distanziamento, mascherine, lockdown, strutture sanitarie potenziate: questi i fattori sui quali l’Europa, secondo l’Oms, resta ancora carente a 11 mesi dall’inizio della pandemia. «Tutti si sono impegnati: mantengono le distanze, indossano le mascherine, isolano i malati, si lavano le mani e puliscono le superfici. Inoltre proteggono i più deboli», spiega Nabarro in riferimento al caso virtuoso della Corea del Sud. Ma è sull’intera Asia che l’Oms sembra avere solo parole di elogio: «l’Asia non ha allentato le restrizioni a differenza di quanto fatto dall’Europa».