L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha effettuato il consueto briefing sul Coronavirus a Ginevra, in Svizzera, focalizzando la propria attenzione e i propri discorsi sulla necessità di vaccinare il maggior numero di persone nel minor lasso di tempo possibile. Più dettagliatamente, è stato rivolto un appello a posticipare la terza dose vaccinale anti-Covid almeno sino alla fine del mese di settembre 2021, così da consentire l’immunizzazione di almeno il 10 per cento della popolazione di ogni Paese dell’orbe terracqueo.



Il direttore dell’agenzia dell’Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha asserito quanto segue: “Abbiamo urgente bisogno di cambiare le cose, da una maggioranza di vaccini che va ai Paesi ricchi ad una maggioranza che va ai Paesi poveri”. Come? Chiedendo ai produttori dei preparati vaccinali di dare priorità a Covax, il piano lanciato dall’Oms per un’equa distribuzione delle dosi. “Invitiamo tutti coloro che hanno influenza – atleti alle Olimpiadi, investitori, imprenditori, leader religiosi e ogni persona nella propria famiglia e comunità – a sostenere la nostra richiesta di una moratoria sui richiami fino alla fine di settembre”.



L’OMS: “RIMANDARE LE TERZE DOSI E CONCENTRARSI SULLE PERSONE PIÙ VULNERABILI E A RISCHIO”

Un concetto, quello espresso da Ghebreyesus, che è stato approfondito successivamente da Katherine O’ Brien, direttore delle immunizzazioni e dei vaccini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La donna ha puntualizzato che l’obiettivo attuale deve essere rappresentato giocoforza dalla necessità di concentrarsi sulla prima e sulla seconda dose per le persone che sono più vulnerabili, più a rischio di malattie gravi e morte.

Senza dimenticare, come asserito in precedenza, le nazioni più svantaggiate e nelle quali il vaccino Covid rappresenta un autentico e proprio miraggio. Una penuria di sieri che si è registrata in particolare nel continente africano, dove all’incirca il 2% delle persone è stato fin qui sottoposto al ciclo vaccinale per mezzo delle dosi fornite attraverso il programma Covax, ma anche in numerose zone dell’Asia le cose non vanno meglio. Ecco perché l’OMS sottolinea che non c’è più tempo da perdere: non investendo nella campagna vaccinale nelle aree del mondo più remote e abbandonate, non sarà mai ridotto drasticamente il rischio di nuove varianti.