Secondo quanto rileva il quotidiano La Verità, l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) starebbe accelerando sulle nuove linee guida per la “salute delle persone trans e di genere diverso“. Un panel di esperti, tra medici, psicologi, scienziati e giuristi si riunirà tra il 19 e il 21 febbraio per stilare una sorta di decalogo per affrontare al meglio, e in modo teoricamente scientifico, il tema della disforia di genere. Lo scopo dell’OMS, d’altronde, è del tutto giustificato, dato che le persone trans hanno esigenze di salute del tutto diverse dalle persone senza disforia di genere, specialmente nel caso in cui seguano terapie ormonali che richiedono tutele particolari.
Il convegno dell’OMS sui trans e le preoccupazioni per i farmaci anti-pubertà
Concretamente, sempre secondo quanto riporta il quotidiano, durante il convegno dell’OMS sulla salute dei trans saranno affrontate diverse tematiche, che vanno dalla fornitura di cure per l’affermazione di genere, e si fa esplicito riferimento anche agli ormoni, fino alla formazione di medici ed esperti sui temi della disforia di genere. Si affronteranno, inoltre, anche questioni relative all’assistenza sanitaria alle persone che hanno subito discriminazioni e violenze e al riconoscimento legale dell’identità di genere, nel caso in cui sia autodeterminata.
Il problema, tuttavia, secondo il quotidiano La Verità, non è tanto il convegno OMS sui trans in sé, e neppure le tematiche che verranno affrontate, quanto piuttosto uno degli esperti che dovrebbe comparire. Si tratta di Florence Ashley, giurista e bioeticista nota, alla cronaca, soprattutto per la sua posizione sui farmaci anti-pubertà. In diverse occasioni, infatti, ha ribadito che i bloccanti puberali dovrebbero essere offerti a tutti i giovanissimi (tutti, non solo quelli che lo richiedono), per rendere più semplice la loro affermazione di genere in un secondo momento. L’OMS, dal canto suo, in merito al convegno sulla salute dei trans ha precisato che non verranno formulate indicazioni o raccomandazioni per gli adolescenti e i minori, visto che “la base di prove per quanti riguarda i risultati a lungo termine dei trattamenti è limitata e variabile”.