Le ondate di caldo e di calore che stanno ad esempio interessando da vicino l’Italia in queste settimane sono il risultato dell’azione dell’uomo. Non hanno dubbi a riguardo gli scienziati autori di uno studio in cui si ritiene “praticamente impossibile” che l’attuale innalzamento delle temperature a livello globale non sia collegato alla combustione di combustibili fossili provocata dall’uomo e l’immissione di gas serra nell’atmosfera. Come si legge su QuotidianoSanità.it, secondo tale lavoro, il risultato dell’azione umana ha portato ad un’ondata di caldo di 2,5 gradi centigradi più alta rispetto alla media nell’Europa meridionale, e in futuro si rischia uno scenario addirittura peggiore se non si effettua un taglio drastico delle emissioni.
Per affrontare il problema di petto, è necessario che i Paesi costruiscano delle case che siano resistenti al calore, dei “centri freddi” in cui le persone possono trovare un riparo; inoltre, bisogna trovare modalità per rinfrescare le città, a cominciare dal piantare più alberi. Gli scienziati ricordano che almeno 61mila persone sono morte per le alte temperature che hanno colpito l’Europa la scorsa estate, e a rischio vi sono soprattutto gli anziani.
ONDATA DI CALDO LEGATA ALL’UOMO: “STUDIO CONFERMA CIO’ CHE SAPEVAMO”
“Questo studio conferma quello che sapevamo anche prima. Mostra ancora una volta quanto il cambiamento climatico abbia un ruolo in ciò che stiamo attualmente vivendo”, le parole di Friederike Otto dell’Imperial College di Londra. Secondo la ricerca il mondo si è riscaldato di almeno 1.1 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale, ovvero, prima che gli uomini iniziassero a bruciare i combustibili fossili.
Se l’aumento dovesse toccare quota due gradi, scenario tutt’altro che irraggiungibile secondo gli esperti, gli eventi estremi si verificherebbero con maggiore frequenza, leggasi ogni due o cinque anni. Già nelle ultime settimane si sono registrati alcuni record climcatici, come ad esempio un aumento delle temperature medie globali e quelle della superficie del mare, in particolare nell’oceano Atlantico del nord.