Terminate le feste, segnate dai cosiddetti “buoni sentimenti”, abbiamo sicuramente bisogno di far rifiorire quel desiderio di bene che il Natale ha suscitato in noi. Vorremmo costruire qualcosa di buono, offrire un contributo per alleviare qualche sofferenza, attraverso gesti di generosità e di vero amore. Uno stimolo lo possono offrire due film approdati recentemente nelle sale: One Life di James Hawes e Foglie al vento di Aki Kaurismäki. Nascono in due Paesi “freddi”, Inghilterra e Finlandia, ma ci sanno raccontare storie capaci di commuoverci e scaldarci il cuore, mostrando come chi agisce con il desiderio di fare tutto il bene che gli è possibile sia in grado di cambiare il mondo.



La vicenda dell’agente di borsa Nicholas Winton (Nicky), magistralmente interpretato in età avanzata da Anthony Hopkins, viene narrata con toccanti flashback tra Londra e Praga, dove il giovane Nicholas (l’attore Johnny Flynn) viene coinvolto in un piano di salvataggio denominato “Operazione Kindertransport”: in prima persona si impegna a far partire dalla Cecoslovacchia otto treni con a bordo centinaia di bambini diretti verso la Gran Bretagna, dove saranno accolti da famiglie affidatarie, individuate con cura per ciascuno di loro. I piccoli (in maggioranza ebrei) devono urgentemente lasciare un Paese minacciato dai nazisti, dove sopravvivono in condizioni disperate; sono i loro stessi genitori ad aderire alla proposta di Winton, pur di assicurare un futuro certo ai loro figli. Si devono salvare più bambini possibile prima che le frontiere vengano chiuse, come tragicamente accadrà con lo scoppio della guerra il 1 settembre 1939.



La lungimiranza e la determinazione di Nicky e dei suoi collaboratori, che rischiano la vita, ci sorprendono, come pure la capacità di accoglienza delle famiglie inglesi che si rendono disponibili pur di assicurare la possibilità di crescere a bambini sconosciuti. In un mondo come il nostro, dove i bimbi non vengono spesso nemmeno fatti nascere e dove purtroppo molte coppie preferiscono un cane a un figlio, questa dedizione al più debole, a chi può avere tutta la vita davanti a sé a patto che gli adulti lo proteggano, ci richiama con forza al vero senso della nostra responsabilità nel mondo. Oggi le minacce ai bambini sono diverse, ma sappiamo e vogliamo veramente prenderci cura di tutti loro?



Winton, ormai al tramonto della vita, sfoglia l’album in cui ha meticolosamente raccolto dati e foto dei bambini da salvare: e non gli sembrano abbastanza, anche se sono stati quasi 700. Soprattutto gli rimorde la coscienza per quell’ultimo treno, il nono, mai partito da Praga, perché i tedeschi hanno fatto scendere tutti. Scene indimenticabili di un dramma di cui per la verità il benefattore inglese non ha alcuna colpa. Troverà inaspettatamente la pace solo molti anni dopo, quando, lui sempre schivo, verrà chiamato nella trasmissione televisiva That’s life! e accetterà di condividere la sua storia, scoprendo che molti dei bambini salvati, diventati grandi, sono lì per ringraziarlo e abbracciarlo. E scoprirà anche che agire bene non può tradursi nel pretendere di fare tutto il bene, ma solo quello che ci è possibile, quello che riusciamo a realizzare con tutte le nostre forze. Una bella lezione di vita, dunque, la generosità disinteressata del vero protagonista di One Life, morto a ben 106 anni, dopo aver svelato la sua impresa solo 50 anni dopo, nel 1988, quando appunto incontrò, da adulti, alcuni dei bambini da lui salvati.

Più intimo ma ugualmente toccante il film finlandese Foglie al vento, che ci catapulta in una silenziosa, incredibilmente sobria e solitaria periferia finlandese, ben lontana della narrazione entusiasta sul “Paese più felice del mondo”. Potremmo sicuramente definire quello di Aki Kaurismäki un film d’amore, giustamente premiato all’ultimo Festival di Cannes, malgrado l’indubbio squallore che avvolge abitazioni, luoghi di lavoro e personaggi. L’ambiente è ben lontano dalla ricca Helsinki che ci aspettiamo, ma nella povertà, nella debolezza, tra bottiglie vuote, fallimenti ripetuti e tentativi di non sprofondare, si aprono squarci di vera poesia, grazie ai protagonisti Ansa e Holappa, di cui in realtà non sappiamo quasi nulla. Se non che lei lavora in un supermercato da cui verrà licenziata perché concede a chi sta peggio di lei di ritirare merce scaduta, mentre lui è un operaio impegnato nei cantieri, da cui viene ripetutamente allontanato perché beve troppo.

Sono figure immerse in un mondo precario, fatto di alloggi modesti se non addirittura miseri. I due si incontrano in un locale con il karaoke, dove si scambiano timidi sguardi che si aprono a una possibile intesa, che culmina in un appuntamento al cinema a vedere I morti non muoiono, appunto. Quasi a dire che c’è una speranza anche per loro, che impacciati e silenziosi affidano il loro prossimo incontro al numero di telefono di lei, scritto in fretta su un foglietto che vola via, come “le foglie al vento”… Ma in mezzo a una vita quotidiana così povera e incerta si insinuano piccole scintille di speranza, frutto di semplici e imprevisti gesti di solidarietà che confortano chi comunque non vuole arrendersi.

La vicenda si snoda in un silenzio rotto da poche battute a volte surreali, anche quando i due protagonisti riescono a ritrovarsi a cena o al parco. E il sottofondo del mondo circostante è solo il martellante notiziario della radio sulla guerra in Ucraina, che non può non preoccupare un Paese come la Finlandia che confina per più di mille chilometri con la Russia.

Ansa e Holappa non vogliono perdere l’occasione offerta dal destino per ritrovare la speranza e costruire il loro amore. E noi impariamo dai due titubanti innamorati che la ricerca della felicità non può essere interrotta neanche dagli scherzi del destino e che si può lottare per vincere le proprie debolezze. È quello che riesce a fare Holappa quando capisce che Ansa non può sopportare di vederlo distrutto dall’alcol che le ha portato via suo padre, suo fratello e anche la mamma per il dolore. È proprio l’amore che, malgrado tutto, vince e li salva. Un’apertura alla felicità che il cuore desiderava da sempre.

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