Dopo quanto accaduto con il coronavirus, l’ONU chiede di mettere al bando in tutto il mondo i mercati che vendono animali selvatici vivi e morti per il consumo umano. Una presa di posizione dura da parte delle Nazioni Unite, figlia dell’esperienza di Wuhan, in Cina, il cui mercato si ritiene sia stato il punto di partenza dell’epidemia che ora sta mettendo in ginocchio il mondo intero. Nel mirino finiscono dunque i “wet market” tanto diffusi soprattutto in Asia, dove gli animali vengono venduti vivi e poi macellati in condizioni igieniche a dir poco “dubbie”. Il capo della Convenzione sulla biodiversità dell’Onu, Elizabeth Maruma Mrema, si è detta ottimista che l’esperienza del coronavirus porterà i Paesi mondiali a prendere più seriamente le conseguenze della distruzione del mondo naturale quando torneranno a negoziare il quadro post-2020 per la biodiversità.
ONU, “METTERE AL BANDO MERCATI ANIMALI SELVATICI”
Come riportato dall’AGI, nelle scorse settimane la Cina ha emanato un divieto temporaneo ai mercati di fauna selvatica ma non ha ancora reso permanente il bando. Nel suo appello, Mrema ha spiegato: “Preservare ecosistemi e biodiversità ci aiuterà a ridurre la prevalenza di alcune di queste malattie. Il modo in cui coltiviamo e utilizziamo il suolo, in cui proteggiamo gli ecosistemi costieri e in cui trattiamo le nostre foreste rovineranno il futuro o ci aiuteranno a vivere più a lungo”. Come riportato da Tgcom24, il capo della Convenzione sulla biodiversità ha aggiunto: “Alcune comunità a basso reddito, e parliamo di milioni di persone, basano il proprio sostentamento sulle specie selvagge. Quindi a meno che non diamo un’alternativa a queste comunità, il rischio è di aprire le porte del mercato nero a questi animali, e così anche all’estinzione di alcune specie”.