LA GIORNATA DELLE BAMBINE E LA RICHIESTA… DELL’ABORTO LIBERO
Difendere le donne tifando per l’aborto libero anche per le minorenni giovanissime: la “strana” idea di libertà e autodeterminazione in capo all’ONU si conferma anche con l’ultimo inquietante manifesto del comitato Cedaw – Committee on the elimination of all forms of discrimination against women – scritto per la Giornata Internazionale delle Bambine dello scorso 11 ottobre 2023. A scovare le pagine controverse ci ha pensato “La Verità” nel fondo di Fabrizio Cannone, bravo a “pescare” tra le righe delle consuete banalità politicamente corrette come uguaglianza, felicità, diritti o sicurezza.
Ebbene, nel celebrare la libertà di tutte le ragazze di avere piena «salute sessuale e riproduttiva» – che poi qualcuno dovrà spiegare prima o poi che cosa c’azzeccano le “bambine” con la piena “salute sessuale” – il Cedaw, comitato ONU nato nel 1979 per difendere i diritti delle donne nel mondo, scrive quanto segue: «accogliamo con favore i continui progressi compiuti dagli Sta- ti per promuovere i diritti delle ragazze alla salute ».
“ABORTO È VITA APPAGANTE“: L’IDEA ‘SINGOLARE’ DELLA LIBERTÀ
Fin qui tutto tranquillo, se non fosse che qualche riga dopo nel comunicato del Cedaw viene mostrata come fosse un’evidenza logico-scientifica che «se le ragazze non hanno accesso all’aborto, non possono condurre una vita appagante o raggiungere il loro pieno potenziale». Eccola qui la consueta ormai posizione dell’ONU in merito all’aborto, un diritto inalienabile a cui tutti dovrebbero tendere e verso cui impegnarsi per eliminare qualsivoglia ostacolo, anche se si tratta della vita e della salute di ragazzine minorenni (oltre che dei feti, ma su quelli come è noto l’attenzione è molto minoritaria).
È dunque l’occasione per il comitato ONU di attaccare ancora una volta la sentenza della Corte Suprema Usa che nel giugno 2022 ha bocciato la precedente legislazione sul “diritto costituzionale all’aborto”: il Cedaw sostiene infatti che quella sentenza impedisce gli aborti specie per «comunità emarginate, minoranze etniche e razziali, aree rurali, donne migranti, ragazze con disabilità». Secondo l’idea di libertà sessuale in capo alle Nazioni Unite, l’aborto sicuro e di qualità «è un diritto umano ai sensi del diritto internazionale, particolarmente cruciale per le ragazze». Addirittura per il comitato ONU vietare l’aborto libero dalle minorenni «è una violazione dell’uguaglianza, dell’autonomia e della privacy», fino a configurare «una violenza di genere, assimilabile a trattamenti crudeli, inumani o degradanti». Del resto l’ONU è quella stessa organizzazione che nel 2017 condannava l’Italia tramite il Comitato per i Diritti Umani perché nel nostro Paese si praticavano «troppi pochi aborti»: come se appunto la libertà e la felicità, una «vita appagante», fosse determinata solamente dalla pratica di una interruzione volontaria di gravidanza (IVG) che, al netto delle diverse concezioni e legittime considerazioni, resta per definizione una vita interrotta e un dramma intrinseco anche per la più agnostica e laica delle donne.