Il 2 e 3 novembre si terrà presso il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra il Social Forum annuale del consiglio Onu per i diritti umani, nell’edizione 2023 dal tema “sul contributo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione alla promozione dei diritti umani”. A partire dallo scorso maggio però questo evento ha destato numerose polemiche, perchè quest’anno è stato deciso di assegnare la nomina a presiedere ad Ali Bahreini, ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran, chiamato a fare da rappresentante permanente al Social Forum UNHRC.



Una scelta che aveva sollevato critiche e richieste ufficiali da parte di alcuni membri di fare marcia indietro, per evidenti incongruenze. Soprattutto per le numerose accuse di crimini contro l’umanità e di condanne a morte di civili, oggetto di risoluzioni Onu e sanzioni. Tnato che il direttore del Centro per i diritti umani in Iran, Hadi Gaemi aveva già all’epoca giudicato questa decisione come “scandalosa e rivelatrice di una scioccante cecità etica“. Come sottolinea in un articolo il quotidiano Libero, potrebbe essere evidente che, le frasi dell’ufficiale Onu Guterres che sembrano quasi voler giustificare gli attacchi di Hamas non siano arrivate per caso.



Social Forum diritti umani Onu 2023, Iran presiede nonostante le accuse di crimini contro l’umanità

Il regime di Teheran presiederà il prossimo Social Forum per i diritti umani organizzato dall’Onu. Una scelta che ha fatto discutere e continua a creare dissapori non solo nell’opinione pubblica ma anche all’interno della stessa organizzazione. C’è infatti l’evidenza di una palese contraddizione, visti i crimini contro l’umanità che l’Iran commette da anni. Ultima in ordine temporale proprio con la notizia di questi ultimi giorni, della studentessa sedicenne Armita Garawand, probabilmente massacrata nella metropolitana e poi dichiarata cerebralmente morta. Un caso poco chiaro che le autorità iraniane hanno da sempre attribuito ad un malore avvenuto in circostanze misteriose.



E nel frattempo prosegue il l’arresto dei dissidenti poi torturati ed uccisi. Così come la condanna a morte per le donne che non indossano correttamente il velo islamico. Dati allarmanti sui numeri dei giustiziati dall’inizio del 2023, che come riporta un documento dell’Ihr, Iran Human Rights, sarebbero arrivati a 300. Altra incongruenza inoltre, è che quest’anno al Forum Onu si discuterà della libertà e del diritto all’informazione su internet. Un tema che verrà discusso con la presidenza di un Paese nel quale viene sistematicamente negato l’accesso al web e oscurati  e bloccati siti considerati fonti “occidentali” come Youtube, facebook, Instagram e Whatsapp.