Francesca Albanese si difende dalle critiche per le sue posizioni pro PalestinaMassimiliano Calì, è consigliere economico del ministero dell’Economia dello Stato di Palestina. Lavorando per il governo di Mahmoud Abbas, ha stilato il rapporto “I costi economici dell’occupazione israeliana per i territori palestinesi occupati“. Ma l’inviata Onu ha risposto con un lungo post sui social, dichiarando che il marito “non è mai stato assunto o pagato dall’Autorità palestinese. Mai“. Albanese ha aggiunto che nel 2011, quando vivevano a Gerusalemme, il marito “ha fatto una consulenza per l’Onu nel territorio palestinese occupato, il cui ruolo prevedeva il rafforzamento di capacità del ministero dell’Economia palestinese“.



Inoltre, è arrivata a chiamare in causa il patriarcato: “Siamo nel XXI secolo. Non è più l’era in cui le donne rispondono del lavoro degli uomini. Il patriarcato è roba del passato, no?“. Francesca Albanese ha anche attaccato Un Watch, l’Ong accreditata dalle Nazioni Unite che monitora proprio le mosse dell’Onu: “Organismo noto come dileggiatore di qualsiasi voce critica delle politiche di Israele nel territorio Palestinese occupato, è nota a tutti“, ha aggiunto la relatrice speciale delle Nazioni Unite “sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967”.



FRANCESCA ALBANESE, SPUNTA IL CASO ABILITAZIONE

Stando a quanto riportato da Libero, Francesca Albanese avrebbe omesso di comunicare alle Nazioni Unite in sede di candidatura che il marito Massimiliano Calì prima di entrare alla Banca Mondiale avrebbe lavorato con il ministero dell’economia dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Il giornalista Antonino Monteleone, inviato delle Iene che ha sollevato il caso, nel blog della Banca Mondiale di cui è funzionario, ripercorrendo le passate esperienze lavorative, emerge che il marito della professionista cita il suo precedente incarico così: “Ha servito come consigliere economico del Ministero palestinese dell’Economia nazionale“. Ma per Francesca Albanese spunta ora un’altra grana, quella dell’abilitazione professionale.



Nel divincolarmi da insulti e protervie, ho usato il termine ‘avvocato’ (‘faccio l’avvocato’, ndr) durante l’incontro (traducendo, da mente che ormai pensa in inglese, il termine ‘advocate’). Non sono iscritta all’albo degli avvocati in Italia“, ha scritto su Facebook. Quindi, ha pubblicato un link al curriculum, ma nelle 15 pagine con cui si è candidata all’incarico Onu si è definita tre volte “lawyer”, quindi avvocato. Francesca Albanese però ha replicato minacciando di portarlo in tribunale. Il caso non è chiuso: il post di risposta ai dubbi del giornalista risulta cancellato, poi Monteleone ha rilanciato. “Scusi dottoressa giusto per completezza: ha per caso conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione forense?“.