Il Comitato ONU per i diritti delle persone con disabilità, nel dispositivo pubblicato il 3 ottobre ha rilevato che l’Italia ha mostrato “incapacità nel fornire servizi di supporto individualizzati alle famiglie di persone disabili. Un’incapacità discriminatoria, che viola i loro diritti alla vita familiare, a vivere in modo indipendente e a un tenore di vita adeguato”. Non solo: il mancato riconoscimento di tutele specifiche per i caregiver familiari vìola anche i diritti delle persone con disabilità che assistono.
Come ricorda il “Corriere della Sera”, nel 2017 l’allora presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità (CONFAD), Maria Simona Bellini, presentò un ricorso al Comitato delle Nazioni Unite per i diritti delle persone con disabilità per “denunciare la violazione in Italia dei diritti fondamentali dei caregivers familiari – come quello alla salute e al riposo – e, di riflesso, delle persone con disabilità”. Ora, il Comitato ONU ha accolto il ricorso e il nostro Stato entro 180 giorni dovrà “presentare una relazione scritta sulle azioni poste in essere per rimuovere la discriminazione, oltre che risarcire adeguatamente la ricorrente”.
ONU: “ITALIA HA VIOLATO I DIRITTI DEI DISABILI E DEI CAREGIVER”
“Il comitato ONU ha adottato una censura nei confronti dello Stato italiano, sollecitandolo ad adottare interventi appropriati, perché rimuova le discriminazioni nei confronti delle persone disabili e dei loro familiari che li assistono”, ha asserito al “Corriere della Sera” Alessandro Chiarini, attuale presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità (CONFAD).
Inoltre, come si legge nel dispositivo del Comitato ONU, il nostro Paese è chiamato ad adottare misure per garantire che la famiglia della ricorrente abbia accesso a “servizi di supporto personalizzati adeguati, inclusi servizi di assistenza, di sollievo, supporto finanziario, sociale e altre misure adeguate al fine di garantire i diritti sanciti dalla Convenzione internazionale sui diritti delle persone con disabilità”. Quanto agli adempimenti raccomandati allo Stato italiano, nel dispositivo si specifica che “deve prendere misure per prevenire simili violazioni in futuro e deve presentare al Comitato, entro sei mesi, una risposta scritta comprensiva di informazioni su tutte le azioni intraprese alla luce delle raccomandazioni del Comitato”.