Pochi giorni fa l’Assemblea generale dell’ONU ha approvato (con una maggioranza assoluta di 170 si e solamente 6 no, ma ci torneremo) una risoluzione a sostegno dell’autodeterminazione del popolo palestinese con la quale – facendo eco al parare della Corte internazionale di giustizia dell’Aja e della Commissione speciale delle Nazioni Unite – chiede l’immediata cessazione dell’occupazione da parte di Israele di qualsiasi territorio della Palestina: una risoluzione che – come tutte le altre siglate dall’ONU – non è in alcun modo vincolante per Tel Aviv e che difficilmente potrà imprimere una svolta significativa nell’eterna questione israelo-palestinese; ma che al contempo comprometterà i già labili rapporti tra l’Organizzazione e il governo israeliano.
Facendo un passo indietro, prima di arrivare alla recentissima risoluzione, vale la pena ricordare che solamente lo scorso luglio la Corte dell’Aja aveva definito “illegale” l’occupazione israeliana a Gaza e in Cisgiordania, chiedendo (anche qui senza vincoli) di porvi fine al più presto; mentre era stata la Commissione speciale dell’ONU – pochi giorni fa – ad accusare apertamente Tel Aviv di aver condotto azioni belliche compatibili con l’ipotesi più volte citata di genocidio nei confronti dei palestinesi: entrambe opinioni fermamente respinte da Netanyahu che aveva definito terre di proprietà del popolo ebraico sia “la Giudea che la Samaria”.
L’Assemblea generale ONU: “Israele ponga fine immediatamente e senza condizioni all’occupazione della terra palestinese”
Tornando al presente, la risoluzione votata ed approvata dall’ONU rappresentava un po’ il completamento di questo percorso iniziato all’Aja da un esposto presentato dal Sudafrica, ma – come dicevamo già in apertura – l’attesa dei commentatori ed osservatori è che non sarà sufficiente a ridare dignità al popolo palestinese, da più di un anno al centro di una feroce guerra che ha già causato la completa distruzione della piccola – e densamente abitata – Gaza.
Comunque sia, nella risoluzione – che ha trovato la sola opposizione di Israele, Stati Uniti, Argentina, Paraguay, Micronesia, Paraguay, Micronesia e Nauru – l’Assemblea generale riconosce il diritto inalienabile palestinese all’autodeterminazione, all’indipendenza e alla libertà, chiedendo l’immediata interruzione – “incondizionata e non negoziabile” – dell’occupazione israeliana e di tutte le “misure di sicurezza” imposte da Tel Aviv.