Un esercito digitale, è quello che vogliono costruire le forze di pace dell’Onu per combattere la disinformazione sui social network e non solo. Le fake news possono scatenare tensioni, violenze e persino morte, per questo le Nazioni Unite stanno monitorando come disinformazione e incitamento all’odio possano attaccare salute, sicurezza, stabilità e progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). «La capacità di diffondere disinformazione su larga scala per minare fatti scientificamente accertati rappresenta un rischio esistenziale per l’umanità e mette in pericolo le istituzioni democratiche e i diritti umani fondamentali», ha dichiarato il segretario generale Antonio Guterres in un documento programmatico lanciato a giugno sull’integrità delle informazioni sulle piattaforme digitali. Ma la disinformazione può essere pericolosa anche in altri modi.



Infatti, negli ultimi anni diverse missioni delle Nazioni Unite hanno denunciato campagne sui social media che hanno preso di mira il loro lavoro di mantenimento della pace. Ad esempio, nel 2019, la missione ONU nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), nota con l’acronimo francese MONUSCO, sollevò gravi preoccupazioni per le campagne di disinformazione sui social media che incitavano alla violenza contro i peacekeeper durante un’epidemia di ebola e a seguito di un attacco mortale da parte di un gruppo armato nella regione orientale.



ONU “GUERRA CONTRO DISINFORMAZIONE VIA SOCIAL”

Quando il Consiglio di Sicurezza ha modificato i mandati delle quattro principali operazioni di mantenimento della pace (RDC, RCA, Mali e Sud Sudan), è stato aggiunto il compito di prevenire le campagne di disinformazione volte a minare la credibilità della missione. Bintou Keita, a capo della MONUSCO, ha dichiarato: «Questa è una guerra che si svolge attraverso i social media, la radio e le testate giornalistiche tradizionali». Per combattere la disinformazione, le forze di pace delle Nazioni Unite stanno mettendo in campo nuovi strumenti, anche attivisti. La missione MONUSCO mira, dunque, a formare «un esercito digitale in grado di individuare le false informazioni» producendo contenuti con l’aiuto di uno smartphone e di un software di editing e diffondendo contemporaneamente informazioni obiettive e credibili.



Ad esempio, in Mali, dove un governo di transizione è al potere dopo un colpo di stato nel 2021, la missione Onu MINUSMA ha ospitato il primo festival di blogger di questo tipo, che ha attirato quasi 400 partecipanti a Mopti all’inizio di giugno. «Con l’avanzare della tecnologia, i media digitali sono sempre più utilizzati per diffondere la disinformazione. Un festival per combattere la disinformazione è un approccio innovativo per superare questa sfida, un mezzo utile per decostruire l’hate speech e le fake news», ha dichiarato un blogger locale che ha partecipato all’evento. Altri sforzi sono in corso altrove. Infatti, all’inizio di agosto, ad Abyei, una zona contesa tra Sudan e Sud Sudan, la missione Onu in loco, l’UNISFA, ha lanciato Voice of Peace, una stazione radio su Internet che mira a contrastare i discorsi di odio e le fake news.