L’Opa annunciata da Generali su Cattolica non è stata un fulmine a ciel sereno. Dopo aver aderito, nell’autunno scorso, all’aumento di capitale che l’ha portata a circa il 25% del capitale era ritenuto dal mercato più che probabile il secondo passo da parte del gigante di Trieste, tanto che in Borsa nei giorni precedenti all’annuncio si era già registrato un certo attivismo in termini di volumi e di prezzo. Si completa, infatti, così il disegno avviato più di un anno fa dal presidente Paolo Bedoni e dall’amministratore delegato Carlo Ferraresi di mettere in sicurezza l’ultracentenaria Cattolica Assicurazioni dai rischi di scalate estere o di take over sgraditi. 



Con la trasformazione da cooperativa in società per azioni, che l’Assemblea dei soci ha deliberato a grande maggioranza nel luglio 2020, infatti, senza un ancoraggio a un investitore grande, ben reputato e solido come Generali, la società veronese sarebbe stata facile preda di speculatori che già giravano come squali attorno al gioiellino che, anche nel 2020, annus terribilis, ha garantito un risultato operativo di oltre 400 milioni di euro (con un balzo del 36% rispetto al 2019) con una solvency del 187%.

Nel frattempo, il mare appare essersi calmato, dopo le onde travolgenti dei mesi passati. La Procura di Verona ha archiviato le contestazioni ai vertici di Cattolica di aver condizionato le Assemblee dei soci; la commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività finanziarie, che aveva ascoltato all’inizio di quest’anno Bedoni e Ferraresi, non ha prodotto ancora alcun rilievo; il nuovo Cda, presieduto da un uomo di esperienza e ben conosciuto nella finanza come Davide Croff, si è insediato senza scossoni con il precedente che, come previsto, ha lasciato dopo la trasformazione in Spa; la lista Minali e co. non ha preso sufficienti voti assembleari per nominare nemmeno uno tra i suoi rappresentanti; Ferraresi è serenamente alle prese con l’implementazione del piano richiesto da Ivass; e persino per H-Farm (tanto criticato da Minali e dai regolatori) l’investimento di Cattolica (assieme a Cdp) appare sotto una diversa luce dopo la vendita per oltre un miliardo di euro di Depop a Etsy. La start up della moda, incubata nella farm alle porte di Venezia, garantirà un dividendo, di cui parte è anche di Cattolica.

Ci si avvia, dunque, a un’estate serena, in attesa dell’avvio dell’Opa annunciato per settembre-ottobre. Resterà solo il chiacchiericcio veronese, che non si arrende alla necessità di una regia tra i soggetti istituzionali finanziari e industriali cittadini, con la conseguenza che a poco a poco, tra ripicche e invidie, dovrà prendere atto di aver perso occasioni d’oro.

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