Perché la Spagna concede solo ora un porto sicuro alla Open Arms? Il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha ripetuto che la nave sarebbe dovuta andare subito nel Pese di cui batte bandiera, ma solo ora è arrivato il via libera. Come riportato da Repubblica, l’azione spagnola è legata alla prova di forza del leader della Lega e alla sua politica contro i migranti. La Spagna aveva infatti tolto l’autorizzazione alla Open Arms a svolgere attività di ricerca e soccorso sei mesi fa. E ciò perché il governo spagnolo si fa carico di ciò con la sua guardia costiera. Così ha salvato e accolto 15mila migranti, un numero 5 volte superiore rispetto ai numeri dell’Italia. Il provvedimento con cui ha tolto l’autorizzazione alle attività della Open Arms è una reazione alla chiusura dei porti italiani. La Spagna ha mandato un messaggio all’Italia, ma soprattutto all’Ue, ribadendo che accoglie molte più persone dell’Italia, quindi non intende farsi carico della rotta del Mediterraneo centrale, perché già impegnata su quella occidentale.



OPEN ARMS, SPAGNA: “INCONCEPIBILE RISPOSTA DI SALVINI”

«La Open Arms poteva andare in Spagna», diceva Matteo Salvini. Ora Pedro Sanchez scrive che «l’inconcepibile risposta delle autorità italiane, e in particolare del suo ministro dell’Interno Matteo Salvini, di chiudere tutti i suoi porti e le difficoltà esposte da altri paesi del Mediterraneo centrale, hanno portato la Spagna a guidare nuovamente la risposta alla crisi umanitaria». Per Madrid è più naturale che le navi che operano in quell’area si dirigano verso l’Italia. Inoltre, ha sottolineato che il meccanismo di suddivisione europea dei migranti non è mai stato applicato alla rotta spagnola, quindi non può occuparsi anche delle persone che vanno verso l’Italia. E poi le offerte di alcune città – come Valencia, Barcellona e Rottenburg – di accogliere migranti cadono nel vuoto senza il via libera dei governi nazionali. Il Paese richiedente diventerebbe automaticamente “Paese di base”, quindi dovrebbe farsi carico della prima accoglienza. Ma così il rischio è che, una volta accolti i migranti, la loro ricollocazione avvenga solo per il 50 per cento, come accade ora.

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