Nell’udienza del processo Open Arms che si è tenuta questa mattina al tribunale di Palermo, a cui ha preso parte Matteo Salvini con dichiarazioni spontanee e l’interrogatorio delle parti, avrebbe dovuto partecipare anche Richard Gere. La star di Hollywood, impegnato per cause umanitarie, salì a bordo della nave in quei giorni concitati per il no allo sbarco dell’allora ministro dell’Interno, portando aiuti e viveri. Per questo oggi doveva intervenire come testimone di parte civile, ma ha scelto di non andare. «Ho preferito un intervento a distanza e ho offerto una testimonianza scritta, ma non è stata accettata. Non è facile arrivare a Palermo, ma sono lieto di questo invito, perché è molto importante esprimersi con calma riguardo quanto stava accadendo su quella nave», ha dichiarato in collegamento con “Il cavallo e la torre“, trasmissione condotta su Rai 3 dal giornalista Marco Damilano.
Era il 9 agosto 2019 quando Richard Gere salì sulla Open Arms. «Io mi trovavo in Italia, da amici. La legge che rendeva reato aiutare le persone in mare aiutò la mia attenzione, per era incredibile, soprattutto per l’Italia, paese meraviglioso con una popolazione generosa». L’attore ha spiegato di aver già incontrato Open Arms a Barcellona anni prima e di essere rimasto «molto impressionato dal loro lavoro». Aveva incontrato uno dei leader, conosceva bene l’ong ed era rimasto «davvero commosso dal loro intervento nel Mediterraneo». La molla, dunque, è scattata dopo aver saputo dell’approvazione di quella legge «così crudele» e che la nave non poteva entrare nel porto di Lampedusa, che conosceva, avendo visitato l’hotspot.
OPEN ARMS, RICHARD GERE: “LA SITUAZIONE A BORDO ERA SERIA”
«Mi sono chiesto se davvero le autorità vedessero quelle persone come fratelli e sorelle. Ho deciso repentinamente di lasciare la residenza dei miei amici per andare insieme a Lampedusa», ha proseguito Richard Gere nel suo racconto da New York. L’attore ha precisato di aver portato acqua, derrate alimentari, beni di prima necessità per aiutare i migranti soccorsi da Open Arms. «Forse eravamo a 20 miglia da Lampedusa, in acque internazionali». Richard Gere ha raccontato le difficoltà nel trovare un’imbarcazione per raggiungere la nave dell’ong per portare gli aiuti. «Una volta arrivato mi sono reso conto che la situazione era seria. C’erano tende sul ponte della nave. Ho visto circa 124 persone a bordo all’addiaccio. Ho incontrato i volontari che distribuivano cibo, farmaci e acqua. C’erano anche medici ed esperti per fornire anche assistenza psicologica a persone traumatizzate anche dai mesi necessari per arrivare in Libia. Avevano vissuto l’inferno lì, finalmente erano saliti su una carretta del mare e poi sono stati salvati da Open Arms», ha aggiunto l’attore.
RICHARD GERE: “MELONI E SALVINI? SÌ, SONO UN PRIVILEGIATO MA…”
Richard Gere ha ricordato che «l’equipaggio era sotto stress» e di aver ascoltato le storie dei migranti, anche quelle più dolorose. Per l’attore «la questione non è filosofica: queste persone sono isolate nel mondo, sono sole. Sono esseri umani, potrebbero essere nostri genitori, figli, fratelli e sorelle». Sono persone che provano a salvarsi: «Non sono migranti economici, parliamo di salvezza. Queste persone rischiano la vita, sono sottoposte a torture fisiche e mentali, soprattutto le donne, trasformate in schiave del sesso». Richard Gere a “Il cavallo e la torre” ha parlato anche delle politiche migratorie di molti governi europei che stanno introducendo leggi molto restrittive, anziché creare le condizioni di una vera accoglienza: «Queste argomentazioni sono sistematiche, strutturali, ci saranno sempre questi rifugiati, persone che sfuggono da follia e torture. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, soprattutto i Paesi più abbienti. Dobbiamo affrontare i problemi sociali in quei Paesi».
L’attore ha sottolineato «il lavoro egregio nell’accoglienza» svolto dall’Italia: «Vi ammiro molto per il lavoro che avete svolto, ma questa è una responsabilità che spetta a tutto il mondo. Il problema non è solo italiano, ma del mondo intero». Riguardo le critiche mosse da Matteo Salvini e Giorgia Meloni nei suoi confronti, Richard Gere ha replicato: «Sì, sono privilegiato, non c’è alcun dubbio. Non ho un aereo privato, ma sono molto fiero di essere in grado di poter aiutare le persone. Questa è l’unica ragione per vivere. Non mi aspetto che tutte le persone siano generose, ma ne conosco molte che aiutano. Ho visitato molte chiese in Italia che hanno risorse e sistemi per aiutare e dare una mano». L’attore ha elencato le attività in cui è coinvolto: «Siamo tutti abitanti di questo mondo. Senza questo senso comune di responsabilità non si va da nessuna parte».
RICHARD GERE E OPEN ARMS, LA NOTA DELLA LEGA
A proposito del collegamento di Richard Gere alla trasmissione di Rai 3, sono intervenuti i parlamentari della Lega che fanno parte della commissione di Vigilanza Rai (Giorgio Maria Bergesio, Ingrid Bisa, Stefano Candiani, Elena Maccanti, Clotilde Minasi ed Elena Murelli) con una nota: «Era così colpito dalla sofferenza degli immigrati su Open Arms che ha disertato il processo di Salvini a Palermo, ma ora trova il tempo per precipitarsi nel salottino rosso di Marco Damilano. Siamo davanti a un brutto film».