All’indomani dell’udienza del processo Open Arms, Matteo Salvini rompe il silenzio e dice la sua sulla vicenda dell’informativa “fantasma”, annunciando che sta valutando iniziative importanti con i suoi legali. Al tempo stesso, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture auspica che il ministro della Giustizia Carlo Nordio approfondisca la questione. “Le procure siciliane, quella di Roma e la procura militare sapevano che la ong spagnola Open Arms aveva intercettato (in acque libiche) un barcone di immigrati grazie alla soffiata di un soggetto ignoto e in grado di suggerire l’esatta posizione del barcone“, la premessa del leader della Lega in un post pubblicato sui social. L’ipotesi è che si tratti di uno scafista. “Il dubbio è lecito e i dati oggettivi fanno rabbrividire“. Il problema è che questa vicenda risale all’agosto 2019, ma solo ora viene a galla. “Solo ora – tre anni dopo! – siamo venuti a conoscenza che c’erano foto, video e registrazioni della ong, immortalata da un sottomarino della Marina italiana, che potrebbero riscrivere la storia di un processo dove rischio fino a 15 anni di carcere“.
Matteo Salvini evidenzia “le anomalie di quel salvataggio, compresi i dialoghi in spagnolo tra la ong e una persona a conoscenza dell’esatta posizione degli immigrati“, tutte “sul tavolo di nove procure ma gli atti non sono mai stati trasmessi né al Tar del Lazio (che bocciò il divieto di ingresso in acque italiane per la Open Arms), né ai miei difensori, né al Parlamento che decise di mandarmi alla sbarra, né al Gup“. Il giudizio non può che essere negativo: “Lo trovo gravissimo“. Salvini se la prende anche con alcune testate giornalistiche che oggi hanno provato a minimizzare, “se non censurare o addirittura alterare“, la notizia. Quindi, conclude: “Sono certo che il Guardasigilli Carlo Nordio saprà approfondire una vicenda che appare francamente grave e scandalosa. Per quanto mi riguarda, con i miei legali stiamo studiando iniziative molto importanti. Avanti, a testa alta, convinto che difendere l’Italia non sia solo un diritto ma un preciso dovere!“. (agg. di Silvana Palazzo)
IL VIDEO DEL SOMMERGIBILE E LE ANOMALIE
Si è chiusa con un giallo l’udienza odierna del processo Open Arms che vede imputato Matteo Salvini per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. In primis, è spuntato a sorpresa un video realizzato dal sommergibile “Venuti” della Marina Militare, che il primo agosto 2019 riprendeva le operazioni di salvataggio della nave umanitaria. Il filmato in questione è stato acquisito dal tribunale di Palermo, presieduto da Roberto Murgia, su richiesta della difesa del leader della Lega, all’epoca ministro dell’Interno, ora vicepremier e ministro dei Trasporti. I giudici hanno, quindi, acquisito materiale audio, fotografico e video riguardanti le operazioni della Open Arms, oltre a file di conversazioni che coinvolgono l’equipaggio della Open Arms.
“Erano a disposizione della Procura ma la difesa non ne sapeva nulla. Erano atti messi a disposizioni delle parti dagli inquirenti e facevano parte del fascicolo del pm ma a noi no“, il duro attacco dell’avvocato Giulia Bongiorno, che assiste Matteo Salvini nel processo. La stessa difesa ha rilevato che tale documentazione era stata trasmessa per conoscenza a diverse procure della Sicilia, tra cui quelle di Agrigento e Palermo. Per Bongiorno si tratta di documenti importanti, utili a far luce sulla vicenda così come sulla condotta della Open Arms, visto che potrebbe risultare la presenza di scafisti. “Finora si è detto che quelle anomalie non c’erano, invece questa documentazione fa emergere quelle anomalie“.
COMUNICAZIONI TRA ONG E SCAFISTI?
Il presidente Roberto Murgia ha, quindi, ammesso la produzione della documentazione richiesta e disposto la deposizione come testi del capitano di corvetta Stefano Oliva, comandante del sommergibile “Venuti”, e del capitano Andrea Pellegrini che produsse una relazione di servizio sulla vicenda. Neanche il Senato aveva preso visione di questo materiale quando fu chiamato a esprimersi sull’eventuale processo a carico di Matteo Salvini, che si è detto “sconcertato“. La vicenda del sottomarino era emersa nella precedente udienza tramite le dichiarazioni del dirigente del Viminale Fabrizio Mancini, che aveva confermato la presenza del “Venuti”. Il sommergibile aveva ripreso, fotografato e registrato la nave Open Arms e il barcone. Dunque, esiste un’informativa che testimonia come nell’agosto 2019 ci fossero sospetti sull’attività della Ong. Ma di questa circostanza non era a conoscenza neanche il Tar, che aveva deciso di bocciare il provvedimento di Salvini. Infatti, il tribunale amministrativo ritenne che non ci fossero ombre sulla condotta della Ong. Dal materiale raccolto dal sottomarino emerge che c’erano due persone, di cui una forse a bordo della Open Arms, che parlavano in spagnolo, verosimilmente a poca distanza l’una all’altra. Nell’informativa si legge che la Open Arms, dopo questo dialogo, aveva cambiato rotta senza un motivo chiaro, avvicinandosi al punto esatto dove si trovava un barchino di migranti. Ebbene, per il legale di Salvini potrebbe dimostrare la presenza di scafisti e di comunicazioni rilevanti con la Ong.
BONGIORNO “VOGLIAMO VEDERE INFORMATIVA FANTASMA”
Fonti vicine a Salvini, citate da Fanpage, riferiscono che tale materiale è rimasto chiuso in qualche cassetto anche se era stato segnalato a diverse procure. Eppure, né il Tar, né la difesa del ministro né il Parlamento né il gup hanno visionato una documentazione così rilevante, “che può riscrivere la storia di un processo dove l’allora ministro dell’Interno rischia fino a 15 anni di carcere“. Riguardo ciò, Elisabetta Trenta, allora ministro della Difesa, ha dichiarato di non sapere nulla. “Non ero al corrente dell’attività del sommergibile Venuti in quei giorni. Ripeto quanto detto; la controfirma del ministro della Difesa serviva ad escludere che i divieti riguardassero navi militari italiane“. Molto critica invece Giulia Bongiorno: “Esistono degli atti dai quali sembrerebbe che una serie di elementi portano a ipotizzare che in qualche modo ci furono delle anomalie, delle condotte anomale, da parte delle Ong, o quantomeno ci sono dei sospetti cristallizzati in un’informativa. Ebbene, nulla di tutto questo è stato depositato. È sempre mancata la valutazione di queste violazione“, dichiara al termine dell’udienza. E ribadisce: “Un’informativa fantasma che noi vogliamo vedere. Il pm ha chiesto che venisse poi prodotto del materiale, finalmente acquisito. Da questo materiale risultano anche intercettazioni telefoniche. Nell’informativa si fa riferimento all’esistenza di una comunicazione a bordo dell’Ong e uno in zona. Questo ci porta a pensare che sia importante approfondire questo aspetto. È venuta fuori l’esistenza di un sommergibile che ha rilevato ulteriori anomalie“.
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