Riaprono i teatri d’opera – i templi della lirica al chiuso. E Firenze batte Milano sui tempi. Alexander Pereira ha sempre mostrato di essere coraggioso ed innovativo quando era alla guida dell’Opera di Zurigo, del Festival di Salisburgo e del Teatro alla Scala: l’11 settembre ha riaperto il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino con una grandiosa opera barocca (programmata dal suo predecessore alla guida della fondazione lirica di Firenze, per lo scorso marzo dal suo predecessore, Cristiano Chiarot). La Scala riapre oggi 15 settembre con La Traviata in forma di concerto con Zubin Mehta sul podio e Marina Rebeka, Atalla Ayan, Leo Nucci come protagonisti: gli abiti della Rebeka sono stati appositamente predisposti per l’occasione da Dolce & Gabbana.



Firenze ha aperto con Rinaldo di Händel che il vostro chroniqueur ha visto ed ascoltato il 14 settembre. Si tratto forse della produzioni lirica che, negli ultimi 35 anni ha più girato il mondo. Pier Luigi Pizzi la firmò nel 1985 per il Teatro Valli di Reggio Emilia. Venne ripresa nei teatri più prestigiosi del mondo. Da allora è stata vista a Parigi, a Seul, a Milano, a Venezia, a Madrid, a Lisbona, nel circuito toscano e nel circuito emiliano e romagnolo, ed altrove. In un momento in cui il teatro in musica – la lirica in particolare – soffrono per mancanza di finanziamenti e per la recessione , è importare puntare su un spettacolo i cui costi di allestimento sono stati in gran misura ammortizzati. Tanto più che il barocco attira un pubblico nuovo, i giovani.



La ho vista ed ascoltata a Milano nel 2005 ed a Ravenna nel 2012. Ogni volta è differente, anche se Pizzi ne cura con attenzione le riprese per tararla e nuovi palcoscenici e cast. “Nella concezione dello spettacolo l’asso nella manica – sottolinea Pizzi – fu di inserire macchine sceniche umanizzate. L’utilizzo di queste macchine era comune nella scenografia barocca, così pensai di affidare all’uomo il compito di dare mobilità al dispositivo scenico, decisi che fossero dei figuranti a movimentare l’impianto e a far circuitare i personaggi su appositi carri. Questi mimi interamente vestiti di nero e mascherati come nel teatro giapponese kabuki, sono diventati i veri protagonisti dello spettacolo perché proprio a loro era affidato il compito di animare l’intera regia”.



Oggi, a differenza del settecento, il pubblico non ha familiarità con gli eroi cavallereschi messi in scena da Händel. Per questo, secondo il regista, è opportuno rappresentare i personaggi come se fossero delle icone, delle statue su piedistalli, in grado di evocare la maestosità dell’arte barocca, ma con quella sottile ironia che caratterizza un sapiente uso della citazione visiva”. Quello che viene dunque messo in scena in questo Rinaldo è Il “rituale del teatro”, il cui motore, afferma il regista, è la musica: “Il libretto dell’opera è solo un pretesto, come spesso accadeva nel teatro barocco. Fortunatamente la musica è un formidabile motore e la successione delle arie non genera monotonia ma anzi spinge l’azione in modo vivo ed energico”.

Questo lavoro segnò il debutto del compositore a Londra e la prima rappresentazione, al Queen’s Theatre nel 1711, fu un successo abilmente orchestrato dal drammaturgo e impresario Aaron Hill tanto che ebbe ben 47 repliche.  Rinaldo fu anche la prima opera totalmente in italiano ad andare in scena nella capitale britannica. Il giovane Händel la compose in soli quindici giorni, riadattando in parte partiture scritte durante gli anni trascorsi in Italia e che lo avevano reso famoso. Rinaldo fu un successo di lunga durata, tant’è che fu più volte ripreso per vent’anni e oggetto di due rifacimenti: il primo nel 1718 per Napoli (dove nonostante le cattive comunicazioni dell’epoca era giunta la eco del successo londinese); pur se si trattava di un’opera seria vennero aggiunti elementi comici. Il secondo nel 1731 per il King’s Theatre di Londra. Nella produzione si segue la prima, più concisa, edizione (tre ore un intervallo) e con una finale “politico”: conversione in massa dei saraceni al cristianesimo.

La vicenda è collocata a Gerusalemme nel 1099. Negli gli ultimi giorni dell’assedio che mise fine alla prima crociata, i cristiani, capeggiati da Goffredo di Buglione, sono opposti ai saraceni guidati dal re Argante. Il libretto di Aaron Hill, tradotto da Giacomo Rossi, è tratto dalla Gerusalemme liberata di Tasso. L’abile Hill vi introdusse il personaggio di Almirena, figlia di Goffredo e promessa sposa di Rinaldo, arricchendo di significati la vicenda di Rinaldo e Armida, l’incantatrice, regina di Damasco.

Questo revival utilizza le imponenti cene scena e costumi del 1985, ma si differenzia dalle riprese precedenti sotto tre aspetti importanti. Per la prima volta (in trentacinque anni), il ruolo del protagonista è interpretato non da un mezzo soprano ma da un controtenore. Il grande palcoscenico del Teatro dell’Opera di Firenze e l’attrezzatura avanzata (soprattutto l’illuminazione) si adatta perfettamente alla grandiosa macchina scenica. L’orchestra Maggio Musicale non è un’orchestra barocca specializzata ma sotto la direzione esperta e intelligente di Federico Maria Sardelli ha fatto un lavoro eccezionale, soprattutto i flauti e i corni.

Rinaldo, tuttavia, richiede giovani cantanti in grado di gestire recitazione e  vocalizzazione, ambedue acrobatiche. Poche parole sull’orchestra: snella, essenziale con fiati ed ottoni molto buoni. Questo era che mancava negli spettacoli della Scala del 2005, dove venivano utilizzati una grande orchestra e strumenti moderni. Sardelli e i suoi colleghi hanno dato una resa sensuale della partitura – quasi carezzando il pubblico e sostenendo sempre il difficile compito dei cantanti.

Nelle edizioni 1711 e 1731, il ruolo del protagonista fu concepito per un castrato – rispettivamente Nicolino e Senesino. Nell’attuale produzione è cantato dal controtenore Raffaele Pé, uno dei più apprezzati in Europa. È molto virile e sensuale nelle sue scene con le sue amanti, Almirena e Armida, la sua gamma vocale si estende a (Mi molto alto), e ha un registro perfetto. Canta e duella con i Saraceni mentre è in sella a un cavallo. Il suo è un ruolo faticoso con ben otto arie tripartite di tipo ABA. Dalla sua aria d’ingresso aria Ogn’indugio d’un amante, è chiaro che è l’interprete ideale del ruolo. Ha ricevuto applausi a scena aperta dopo Venti, turbine, prestate e ovazioni di scena aperte dopo Or la tromba in cuor festante.

Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito dei Crociati, Ruggero da Buglione, è il tenore Leonardo Cortellazzi. Ha arie con acrobatiche vocalizzazioni e difficili legati. Nel gruppo maschile, notevole la scrittura vocale per il suo avversario, il Capo di Stato Maggiore saraceno e Re di Gerusalemme, Argante, il baritono Andrea Patucelli. È un personaggio memorabile fin dalla sua cavatina o dall’aria di partenza Sibillar gli angui d’Aletto al suo duetto con Armida e al coro finale con il resto della compagnia.

Tuttavia, Rinaldo è un’opera in cui il personaggio dominante è Armida (Carmela Remigio), prima di una linea di formidabili maghe di Händel (ad esempio Alcina). Dà un immediato senso di passione ardente con la sua cavatina Furie Terribili . La sua sensualità riappare nella sua grande aria Ah! Crudel il pianto mio, introdotto da assoli di oboe e fagotto; ha avuto un lungo applauso a a scena aperta. Almirena, fidanzata di Rinaldo, invece, è dolce e tenera (Francesca Aspromonte). Ha ricevuto ovazioni dopo l’aria Lascia che io pianga, presa in prestito da Händel dal suo oratorio Il Trionfo del Tempo e del Disinganno. Ha affascinato il pubblico nell’aria del canto degli uccelli Augeletti con l’accompagnamento dei flauti.

Alla chiusura del sipario, quasi quindici minuti di applausi e ovazioni per Raffaele Pé. Questo è un buon auspicio per Firenze e per i teatri d’opera di tutto il mondo.