John Elliot Gardiner e l’ensemble Monteverdi (coro e orchestra) sono impegnati in una tournée europea con Semele di Georg Fredrich Händel in una produzione semiscenica. La eseguono alla Philharmonie di Parigi, al Palau de la Música di Barcellona, allo Alexandra Palace Theatre a Londra, al Teatro alla Scala di Milano e alla Sala Santa Cecilia a Roma. Ho visto e ascoltato l’esecuzione dell’8 maggio 2019 a Roma, una serata fuori senza abbonamento. Sono tutti grandi teatri: il più piccolo, l’Alexandra Palace di Londra, ospita un pubblico di circa 1.300 spettatori e la Sala Santa Cecilia di quasi 3.000.



Non sono teatri pensati per l’opera barocca. Ricordo le esecuzioni in forma scenica, di Semele al Terrace Theatre di Washington DC, con cinquecento posti, negli anni ’80, e al Teatro Caio Melisso di Spoleto, con quattrocento posti, nel 1996. Erano più adatti per questo barocco intimo e sexy. A Roma ci sono altre sale più piccole – la Sala Sinopoli e la Sala Berio – all’interno del Parco della Musica che contiene anche Sala Santa Cecilia. Ci sono teatri perfetti per opere barocche, come il Teatro di Villa Torlonia,  il Teatro della Cometa e il Teatro Argentina. Molto probabilmente, la scelta del sala teatro è dipesa da considerazioni sulla programmazione. Tuttavia, è stato fatto un importante sforzo promozionale, compresi sconti speciali per gli abbonati alla serie di concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e a quelli di altre importanti istituzioni musicali romane. La platea era quasi piena, ma nelle gallerie c’erano pochi spettatori. A mio parere, c’erano circa 1.200 ascoltatori – un’affluenza relativamente buona per un’opera praticamente sconosciuta a Roma.



Semele è etichettata ‘oratorio’ perché ci sono dieci numeri corali (rispetto ai tre nella maggior parte delle opere di quel periodo). In realtà è un’opera in lingua inglese, con un libretto del drammaturgo della Restaurazione William Congreve, basato su uno dei passaggi più salaci delle Metamorfosi di Ovidio. In effetti, la trama audace del lavoro – “l’opera più sexy di Handel”, secondo Gardiner – è uno dei motivi per cui è stata soppressa dopo solo poche esecuzioni all’epoca di Händel. È difficile concepire un oratorio – normalmente musica sacra – con così tanto sesso nella trama. Diverse opere barocche sono intrise di sesso: pensate a La CalistoLa Statira ed Elena diGiovanni Cavalli. In effetti, in quel periodo, solo nei teatri (per lo più funzionanti come club privati) si poteva discutere del sesso. Nei paesi cattolici, l’Inquisizione lo proibiva, e nei paesi protestanti, le censure erano molto rigorose. In Semele la trama riguarda la relazione sessuale tra il Re degli dei, Giove, e una giovane principessa attraente, Semele. L’azione si svolge in Cielo. Quindi, il soggetto dell’opera è sesso paradisiaco.



Nonostante le arie ammalianti e gli splendidi cori tipici degli oratori, i contemporanei di Händel inizialmente hanno storto il naso agli argomenti erotici ed ironici di Semele , ritenuti innappropriati per un oratorio. Dopo il suo debutto nel 1744, Semele cadde in abbandono fino alle sue prime rappresentazioni teatrali in tempi moderni, a Cambridge, in Inghilterra, nel 1925 ed a Londra nel 1954. Ciò alimentò un entusiasmo per il lavoro che non è più finito. Semele è stata rappresentata in quattro occasioni – 1959, 1961, 1964 e 1975 – dalla Händel Opera Society guidata da Charles Farncombe. Poi è entrata nel repertorio della Sadler’s Wells Opera, ora English National Opera, nel 1970. L’opera è tornata nel 1982 – dopo una pausa di 238 anni – al Covent Garden, la Royal Opera House, diretta, come a Sadler’s Wells, da Charles Mackerras.

Oggi, Semele è uno dei lavori più popolari di Händel in tutto il mondo. Mentre il suo librettista William Congreve intendeva mostrare l’influenza e la lussuria della Corte durante il periodo della Restaurazione, il regista di questa produzione, Thomas Guthrie, trasporta la vita di Corte dei tempi di Händel ai nostri tempi con inventiva, immaginazione e umorismo sottile. L’allestimento di Thomas Guthrie ha fatto un grande uso dello spazio nella Sala Santa Cecilia. Il Coro Monteverdi non era confinato in ranghi serrati dietro l’orchestra, ma si muoveva sul palco come ospiti entusiasti al matrimonio di Athamas con la riluttante Semele (che preferisce Giove). C’era una chaise longue su cui Semel si poteva adagiare. È un’opera irresistibilmente affascinante, piena di galanteria e di furbo erotismo. Un messaggero alato in bicicletta (Angala Hicks) canta l’aria “Endless pleasure” sugli exploit sessuali di Semele con Giove.

Semele non è stato interpretato da John Eliot Gardiner da quando lo ha registrato nel 1983 – una registrazione descritta dalla BBC Music Magazine come la “migliore Semele su disco”. Questa tournée offre al pubblico la possibilità di ascoltare una versione completa dell’opera, in particolare con alcuni passaggi di Handel molto raramente ascoltati in spettacoli moderni. Un attento esame dell’autografo di Handel (conservato nella British Library) e di alcuni schizzi frammentari (tenutosi nel Fitzwilliam Museum di Cambridge) rivela la complessa serie di revisioni fatte da Handel in persona.

La star era Louise Adler nel ruolo di Semele, cantata magnificamente con i passaggi più espliciti, tali da suggerire pensieri impuri. Nell’aria e duetto Oh, Sleep, why dost thou leave me?‘  utilizza  efficacemente la  mezza voce  prima di scivolare con Lucile Richardot (nel ruolo di Ino) nel duetto Prepare then, ye immortal choir’. Ha interpretato Myself I shall adore inizialmente come autoironia, per poi allo specchio di Giunone quasi drammaticamente. La sua impostazione è squisita, specialmente quando chiede che Giove le si mostri in forma divina, cosa che porta alla sua definitiva distruzione. Negli altri ruoli femminili, Lucile Richardot era sia Giunone che Ino; è una superba attrice e un buon  mezzo soprano, ma il ruolo di Giunone è meglio cantato da un contralto, come dimostrato da una registrazione del 1973 in cui la parte è stata affidata a Marilyn Horne.

Hugo Hymas è tenore forse troppo leggero per la parte di Giove, ma è stato bravo nell’aria molto difficile “Where’er you walk.  Molto probabilmente, Hymas e Carlo Vistoli (Athanas) hanno avuto difficoltà a ragione delle enormi dimensioni della  Sala Santa Cecilia. Recentemente ho sentito Vistoli ed  elogiato come un eccellente controtenore in Orfeo e Euridice al Teatro dell’Opera di Roma: in Semele la sua voce sembrava  pallida, anche se cantava con grande purezza. Il basso Gianluca Buratto è stato di rilievo nel duplice ruolo di Cadmo e Somnus.

La vera meraviglia è stata l’orchestra. Erano tutti solisti che suonavano strumenti d’epoca. Gardinern ha estratto da loro bellissime sonorità. I recitativi erano semplicemente avvincenti.Semele è una opera  lunga. Era quasi mezzanotte quando il pubblico è scoppiato in ovazioni.