Venerdì 180 città sono state invase da migliaia di studenti per uno dei “Fridays for future” lanciati da Greta Thunberg. Se il problema del riscaldamento del pianeta è un fatto oggettivamente drammatico, le modalità con cui il problema è stato sollevato ha creato entusiasmi e critiche, dando luogo a vere e proprie tifoserie sui social network, dibattiti televisivi, discussioni ovunque. Al Professor Alberto Contri, docente di Comunicazione Sociale e past president di Pubblicità Progresso, chiediamo un giudizio complessivo su quanto sta avvenendo.



Cosa ne pensa del “fenomeno Greta”?

In pochissimo tempo la giovanissima Greta ha conquistato una visibilità di livello mondiale, culminata con il suo intervento all’assemblea dell’Onu convocata su questo tema. Quella che oramai gli esperti chiamano “Operazione Greta” si sta rivelando un progetto accuratamente pianificato con grande abilità e notevoli mezzi. La scelta di una esile minorenne, apparentemente disabile (anche il grandissimo pianista Glenn Gould era affetto dalla sindrome di Asperger) ha alimentato perfettamente la narrazione di un giovane Davide contro il Golia che rappresenta gli adulti e i potenti della terra responsabili dell’inquinamento e quindi del riscaldamento globale. Inoltre, rende più difficile criticare un’inerme fanciullina.



Quali sono secondo lei gli aspetti positivi e quelli negativi?

Quanto a sensibilizzazione sul tema, ha fatto più lei in pochi mesi di quanto siano riuscite a fare per anni le reiterate conferenze internazionali sul clima. Perché ha premuto il tasto del senso di colpa, ha identificato un nemico, ha ingaggiato milioni di giovani studenti da tempo socialmente inerti e addormentati, in una battaglia generazionale come non se ne vedevano più dagli anni Settanta. Battaglia che permette di attaccare di pancia e a testa bassa un avversario indeterminato, senza dover ragionare o riflettere sul fatto che tutti quanti, giovani e vecchi, siamo abituati a stili di consumo più o meno inquinanti. Gli aspetti negativi sono più di uno.



Per esempio?

Innanzitutto non si capisce perché le manifestazioni si facciano saltando un giorno di scuola invece che di sabato, invitando gli studenti a donare alla causa un po’ del loro tempo libero. Le reazioni dei governi che hanno immediatamente aderito alla campagna per raccattare consenso sul tema non sembrano poi portare a soluzioni rapide come viene richiesto: oltre a fumosi annunci di progetti a lungo termine, è largamente dimostrato che tassare diesel o viaggi aerei non incide affatto sui consumi inquinanti, se non per un brevissimo e iniziale periodo. E poi c’è un altro aspetto alquanto imbarazzante che sta emergendo.

Quale sarebbe?

Cominciano a circolare informazioni su come nasce tutta l’operazione e su chi ci sarebbe dietro. Basti dire che una figura autorevole come il prof. Giulio Tremonti, presidente di Aspen e già ministro del Tesoro, ha dichiarato in tv: “Non è mica Giovanna d’Arco. C’è dietro un investimento di capitali straordinario”. E infatti si scopre un filo rosso che riporta a One Campaign, progetto sostenuto da Soros, Bono, Geldof, Bill e Melinda Gates, e da un bel numero di multinazionali interessate a rifarsi una buona reputazione dopo aver inquinato l’inquinabile. Infatti la coach che segue Greta come un’ombra è l’attivista tedesca Luisa-Marie Neubauer, Youth Ambassador di One Campaign. Altri ritengono che dietro ci siano anche i produttori di auto elettriche, di energie rinnovabili, e delle banche che li finanziano, il che è largamente plausibile.

I sostenitori della campagna di Greta ritengono di avere tutto il mondo scientifico dalla loro parte, sbandierando i 7.000 lavori raccolti da Ipcc, un panel che riunisce molti governi sotto l’egida dell’Onu.

Non ho le competenze per giudicare, anche se ho cominciato a diffidare di questi organismi che – oltre a sostenere se stessi senza mai portare risultati di rilievo utili al mondo – sono assai spesso inquinati da lobby e gruppi di pressione. Ho letto che il 70% degli scienziati tedeschi dell’ambiente, ad esempio, ritiene molto deboli le premesse da cui sono partiti i lavori raccolti da Ipcc, le cui previsioni climatiche fatte molti anni fa sono state ampiamente smentite dalla realtà. Inoltre, il Prof. Faggin, il fisico italiano che ha inventato il microchip al silicio, dichiara poi apertamente che le riviste scientifiche internazionali, anche le più prestigiose, sono facilmente condizionabili dai poteri economici, e così pure i ricercatori delle università, sempre a caccia di finanziamenti. Senza contare che pochi giorni fa, 500 autorevoli scienziati hanno scritto una lettera aperta contestando le tesi di Greta e dell’Ipcc, sostenendo che la CO2 di generazione antropica è pari a meno del 10% di quella presente nell’atmosfera, e che l’attuale riscaldamento climatico va visto in una prospettiva di ciclicità che nei millenni si sono sempre verificate.

Altri però sostengono che è preoccupante la rapidità con cui sta aumentando il riscaldamento, il che sarebbe dovuto alle attività umane.

Concordo, ma anche qui Greta sbaglia bersaglio, mentre non sbagliano quanti sostengono che dovrebbe andare a promuovere le sue manifestazioni in Cina e India, che sono i paesi responsabili all’80% delle emissioni inquinanti.

Come mai le persone si coinvolgono così tanto su questi temi, dividendosi in vere e proprie tifoserie sia nei social che nei talk televisivi?

Perché il progetto di comunicazione è stato impostato per creare panico, agitare le coscienze, e fare in modo che i cittadini di tutti i paesi premano i loro governi per favorire i processi industriali che interessano ai promotori della campagna. Lo si capisce dal fatto che appena si cerca di impostare sui social qualche ragionamento su dati certi o inoppugnabili, si viene sommersi soprattutto da insulti. Lo stesso accade nei talk show, ma lì l’aggravante è fornita dai conduttori che per definizione cercano la rissa, ritenendo che faccia più audience come nel combattimento dei gladiatori nel circo di una volta. Boris Palmer, figura di spicco del partito dei Verdi tedeschi e sindaco della città universitaria di Tubinga, si è detto preoccupato che il suo movimento si stesse “radicalizzando” e ha esortato i suoi seguaci ad ignorare la chiamata di Greta al “panico” sul clima. “Se sei in preda al panico, non sei più in grado di affrontare le cose con attenzione, e quindi non raggiungi i tuoi obiettivi”, ha detto a Die Welt.

In effetti sembra quasi un riflesso condizionato. Da cosa può dipendere?

La verità è che l’uomo ha un incomprimibile desidero di credere in qualcosa che lo faccia sentire buono e utile. Finito il positivo influsso delle agenzie di senso (una religione, un movimento, un partito), la massa corre dietro a ciò che viene venduto come “buono”, oppure “di moda” dal convento più forte del momento. Così sta succedendo con la teoria gender, promossa oramai da tutte le marche commerciali, dai governi, dall’Onu, dall’Ue, che la stanno imponendo perché la ritengono la più avanzata bandiera di una religione laica in contrapposizione con le vecchie religioni ritenute medioevali. Mentre è un movimento che sta portando alla creazione di una massa indistinta senza tradizioni, né identità, plasmabile a piacere dai potenti di turno, che come si vede dettano l’agenda con molta facilità. È semplicemente impressionante vedere come proprio tutti siano cascati nella trappola del progetto di Greta, o ci si siano buttati dentro volutamente in coerenza con i propri progetti di riconversione industriale. Qualcuno si è mai chiesto quanto sia veramente sostenibile l’auto elettrica? Quanto siano complesse da smaltire le batterie? Da dove provenga l’energia elettrica per ricaricarle (in gran parte da centrali a gasolio…). Quanti sanno che le auto elettriche a ricarica rapida (quelle che non sono obbligate a sostare una notte per ricaricarsi) hanno bisogno di una tensione maggiore, che proviene da una cabina con dentro… un generatore a gasolio!?

Il ministro dell’Istruzione Fioramonti si è talmente appassionato al progetto Greta, da considerare giustificati gli studenti partecipanti al Friday for future.

Francamente non mi è sembrata una buona idea. Su questo la penso esattamente come Massimo Cacciari: “Le ore di queste manifestazioni dovrebbero essere semmai usate per fare seminari autogestiti ai quali far partecipare lo scienziato che racconta come va il clima, capendo problemini che sfuggono totalmente alla bambina ponendo, nel caso, il problema delle risorse disponibili e quale sviluppo economico sia compatibile con l’ambiente”.

Questo ci porta a parlare, da ultimo, della campagna sociale “Ciriesco“, che lei ha fatto sviluppare negli ultimi tre anni della sua presidenza della Fondazione Pubblicità Progresso. In cosa si differenzia dal progetto Greta?

D’intesa con tutto il CdA, da sempre abbiamo rifiutato di fare campagne di mera sensibilizzazione, come è quella di Greta. Perché magari fanno provare un’intensa commozione, ma non portano mai risultati concreti. Abbiamo voluto fare invece una campagna di educazione, trattando temi come acqua, rifiuti, energia, aria, cibo, abitare, mobilità, salute. Di ciascun tema, con il supporto della Goldmann & Partners, sono stati stilati i migliori e più aggiornati decaloghi di comportamento, fornendo quotidianamente notizie e informazioni sui buoni risultati raggiunti da chi utilizza le buone pratiche. Per questo la campagna si chiama Ciriesco, in quanto si vuole convincere ogni cittadino che i risultati complessivi arrivano se ciascuno ogni giorno fa la sua parte, modificando un po’ i propri comportamenti. E che non è difficile riuscirci. Mentre scendere in piazza a manifestare può andare bene una volta, ma poi occorre impegnarsi quotidianamente a non inquinare e a risparmiare le energie del pianeta. In questo senso trovo molto utile la provocazione di un giornalista di Sky Australia, che ha messo un post sui social, suscitando approvazioni e insulti.

Cosa ha scritto?

“Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare per andare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comperando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici. Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi, spegnete i vostri telefonini e leggete un libro, fatevi un panino invece di acquistare cibo confezionato. Ciò per cui protestate non accadrà, perché siete egoisti, maleducati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato. Svegliatevi, maturate e chiudete la bocca. Informatevi dei fatti prima di protestare”.