PAPA FRANCESCO CON UN NUOVO MOTU PROPRIO RIDIMENSIONA L’OPUS DEI

Dal 1982 con l’intervento di Papa Giovanni Paolo II, l’Opus Dei aveva ottenuto una prelatura “personale”: 41 anni dopo Papa Francesco con un nuovo “motu proprio” (lettera apostolica “di propria iniziativa”) di fatto cancella quella eccezionalità riportando la Prelatura della Santa Croce e Opus Dei, fondata nel 1928 da San Josemaria Escrivà, sotto i ranghi stretti del Vaticano.



La prelatura viene mantenuta ma di fatto fortemente ridimensionata in quanto «assimilata alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio»: così viene disposto nella lettera motu proprio firmata da Papa Francesco lo scorso 8 agosto, non direttamente rivolta all’Opus Dei anche se, allo stesso tempo, ad oggi nella Chiesa Cattolica l’unica “prelatura personale” era proprio quella concessa da San Giovanni Paolo II all’organizzazione fondata da Escrivà, canonizzato proprio dal Pontefice polacco nel 2002. «La Prelatura personale è assimilata alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio con facoltà di incardinare chierici, che i suoi statuti possono essere “approvati o emanati dalla Sede Apostolica” e che il Prelato agisce “in quanto Moderatore, dotato delle facoltà di Ordinario”», sottoscrive il Papa nel motu proprio.



OPUS DEI, QUALE FUTURO ORA E PERCHÈ QUESTO MOTU PROPRIO DEL PAPA

Questo nuovo intervento del Vaticano è in linea con la lettera apostolica Ad charisma tuendum del 14 luglio 2022, diretta allora esplicitamente all’Opus Dei: il Papa, pur riconoscendo la storia delle prelature personali nella Chiesa, riduce con questo motu proprio l’Opus Dei a statuto inferiore a quello di istituto secolare, come invece era stato approvato nel 1950.

All’epoca l’Opus Dei aveva un presidente generale e poteva incardinare preti e laici: ora con l’intervento di Papa Francesco, saranno soltanto i chierici ad essere incardinati nella nuova associazione pubblica clericale alle dipendenze del Dicastero per il clero. Già nella Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium”, nell’articolo 117, si diceva esplicitamente che il Dicastero per il clero avrebbe avuto competenza sulle prelature personali. La natura dell’Opus Dei non è “gerarchica” secondo il nuovo corso della Santa Sede ed è pertanto escluso, tanto ora quanto per il passato, che il Prelato dell’Opus Dei (attualmente mons. Fernando Ocariz) «vada insignito della dignità episcopale», come invece avvenuto per i suoi due precedessori, Alvaro del Portillo e Javier Echevarria. Don Giancarlo Rocca, esperto di storia e diritto dell’obra de Dios, a “La Repubblica” spiega che con questo motu proprio «l’Opus Dei viene privato dei laici, che costituivano la sua forza e che non possono più essere considerati suoi membri. I membri dell’Opus Dei non possono più fare riferimento al loro Presidente come se fosse Ordinarius loci, ma in tutto devono dipendere anche dal loro parroco e dal loro vescovo».



IL COMMENTO DEL PRELATO OCARIZ ALLE MODIFICHE DELLO STATUTO OPUS DEI

«Vi scrivo per condividere con voi che accogliamo con sincera obbedienza filiale le disposizioni del Santo Padre e per chiedervi di rimanere, anche in questo, tutti molto uniti»: inizia così la lettera inviata da Monsignor Fernando Ocariz Brana, Prelato nominato da Papa Francesco nel 2017, a tutti gli aderenti dell’Opus Dei. «Seguiamo lo stesso spirito con il quale san Josemaría e i suoi successori hanno accettato qualsiasi decisione del Papa sull’Opus Dei. Poiché l’Opera è una realtà di Dio e della Chiesa, lo Spirito Santo ci guida in ogni momento», rileva ancora il Prelato annunciando un prossimo anno di importanti novità all’interno della Prelatura per adattare e aggiornarsi al nuovo statuto.

È una lettera molto accorata quella di Mons. Ocariz a tutto l’Opus Dei, dove chiede di avere la comprensione e la grazia di rifare al messaggio di San Escrivà («Siamo apostoli che seminano magnanimamente comprensione e carità, con la gioia che dà l’incontro con il Signore»): le modifiche stabilite in questi canoni, conclude il Prelato dell’Opus Dei, «nell’aggiunta circa i laici – ragion d’essere dell’Opus Dei: cristiani comuni in mezzo al mondo, che cercano Dio nel lavoro professionale e nella vita ordinaria – viene esplicitato che sono fedeli delle loro diocesi, come qualsiasi altro cattolico. Nel caso dell’Opera, inoltre, sono membri di questa famiglia soprannaturale, in virtù di una specifica chiamata vocazionale».