ORA LEGALE OTTOBRE 2024, “CAMBIO FA MALE ALLA SALUTE”

Mentre si avvicina il ritorno dell’ora solare 2024, quindi il momento di salutare l’ora legale, viene rilanciato il dibattito sulla fine del cambio dell’ora, sull’abolizione di tale passaggio. Un centinaio di eurodeputati hanno firmato una lettera trasmessa alla Commissione Ue in cui chiedono che venga cancellato il cambio dell’ora, in quanto produce effetti negativi non solo sulla saluta fisica, ma anche su quella mentale.



Nella missiva, che è stata promossa dal popolare Sean Kelly dell’Irlanda e vede anche l’italiano Salvatore de Meo di Forza Italia tra i firmatari, si citano diversi studi i cui risultati dimostrano che il cambio dell’ora ha impatti negativi: ad esempio, può causare infarti e ictus, ma incrementare il numero di incidenti stradali.



Per quanto riguarda poi la questione del risparmio energetico, i vantaggi secondo il gruppo di eurodeputati sono diminuiti sensibilmente, anzi il rischio è che il cambio dell’ora possa incrementare i consumi durante l’inverno. Alla presidente dell’esecutivo europeo Ursula von der Leyen si fa anche notare che l’abolizione sarebbe in linea con gli impegni europei a livello di semplificazione.

ORA LEGALE OTTOBRE 2024, LETTERA ALLA COMMISSIONE UE

Quindi, con la lettera si sollecita la Commissione Ue a rilanciare la questione e ad arrivare a questa mossa che avrebbe effettivi benefici per i cittadini europei. “Questa settimana ho ricevuto il sostegno di parlamentari europei di tutto lo spettro politico per una lettera alla Presidente Von der Leyen per porre fine alla pratica obsoleta dei cambi semestrali dell’ora. Sulla base delle prove che il cambiamento ha effetti negativi sulla salute fisica e mentale, sto guidando la carica affinché la questione venga rimessa nell’agenda politica“, ha twittato Sean Kelly dell’Irlanda, allegando il testo della missiva.



Anche in Italia si chiede lo stop del cambio dell’ora, infatti c’è una petizione online su Change.org firmata da 350mila cittadini. Peraltro, l’abolizione è una possibilità prevista dall’Ue, che cinque anni fa aveva approvato una direttiva per lasciare discrezionalità agli Stati membri, auspicando però un coordinamento tra i vari Paesi per evitare effetti su scambi commerciali e movimenti tra le varie nazioni.