Siamo sempre più vicini al (da molti detestato, da altri amato) ritorno all’ora solare che adatterà i nostri orologi a quelli che sono gli effetti cicli giorno-notte naturali accantonando – almeno per adesso – la cosiddetta ora legale che nel corso dei mesi caldi ci ‘regala’ un’ora di luce solare in più al giorno: proprio questa è l’idea alla base del cambiamento dell’orario che è un’abitudine ormai secolare che venne ufficialmente indetto per la primissima volta durante la prima guerra mondiale; seppur l’istituzionalizzazione si ebbe solamente 50 anni più tardi – precisamente nel 1966 – in temi storicamente molto diversi dai nostri.



Prima di arrivare al senso e al significato del passaggio tra ora solare e legale alternate di anno in anno, è importante sottolineare e ribadire che l’effettivo spostamento delle lancette avverrà nella notte tra sabato 26 e domenica 27 ottobre 2024: precisamente alle ore 3 tutti gli orologi elettronici e digitali che possediamo si sposteranno indietro di un’ora – dandoci, insomma, 60 minuti in più di sonno – e la mattina successiva ci renderemo conto di avere a disposizione molta più luce del giorno precedente; ma a costo di un affievolirsi della luce naturale anticipato (all’incirca alle 17).



Tutto questo – ovvero l’ora solare – durerà esattamente fino all’ultima domenica di marzo 2025 (ovvero nella notte tra il 29 e il 30) in cui dovremo spostare nuovamente avanti le lancette degli orologi dei consueti 60 minuti tra le 2 e le 3, perdendo – di fatto – un’ora di sonno ma godendo (ovviamente dal giorno successivo) di meno luce al mattino e giornate più lunghe.

A cosa serve il cambio tra ora solare e ora legale: il dibattito europeo sull’abolizione

Insomma, che la si ami o la si odi, l’ora solare sta per tornare, mentre resta apertissimo (e probabilmente senza nessuna soluzione nel breve termine) il dibattito all’interno dell’Europa: i paesi meridionali con la nostra bella Italia – infatti – vorrebbero formalizzare definitivamente per 365 giorni all’anno l’ora legale che apporta notevoli benefici al turismo allungando la durata delle giornate; mentre i paesi del Nord propenderebbero per l’adozione stabile dell’ora solare che avrebbe (a loro dire) importanti benefici sulla regolazione circadiana degli esseri umani.



Un dibattito che – appunto – per ora non sembra avere una soluzione, con la Commissione UE che si è limitata qualche anno fa a lasciare la patata bollente nelle mani delle istituzioni statali; ma oltre alla sensibilità e ai gusti personali è importante ricordare che dietro al binomio ora solare-legale si nasconde la volontà di ridurre l’uso della corrente elettrica e – di conseguenza – sulle emissioni di Co2 con un impatto che lo scorso anno ci ha permesso di risparmiare qualcosa come 90 milioni di euro e 170mila tonnellate di anidride.