Dai, diciamocela tutta: aveva ragione quel tipo che affermò che l’Italia ospita la Silicon Valley di ogni populismo. In fondo è così da almeno un secolo: ricordate? No certo, mica c’eravamo, ma almeno quelli di una certa età, come la nostra, a scuola hanno letto qualcosa sull’argomento e quindi hanno memoria di quel che ci è stato detto.
Era il 1920, il mondo usciva dalla guerra, pensava a guarire dall’influenza spagnola, negli Usa stavano per arrivare i favolosi anni Venti, la Germania lottava con l’inflazione e scavava carbone a più non posso. E noi? Noi inventavamo il fascismo, il populismo fatto a Stato. La chiacchiera al potere. E anche allora, come un secolo dopo, i giornaloni borghesi ci davano dentro: ieri a sostenere ul crapùn, come si sarebbe detto qualche decennio più tardi, e oggi a sparare contro la casta (copyright by Corriere). Seguirono i politici alla Cetto Laqualunque che qualunquemente promettevano forniture di gatti per combattere i topi che infestavano gli ospedali, ponti in ogni dove e tanto pilu come sogno. Frattempamente, Cetto mica passa invano, i togati inventavano un nuovo gioco per pochi eletti: la carcerazione preventiva definitiva. Dentro fin che non confessi: e se sei innocente? Ipotesi non contemplata: tutti colpevoli. E il popolo a tirare le monetine e a invocare le tricoteuses nostrane, ma da noi invece dei maglioncini si fecero i pizzi, (metaforici e non solo).
Poi si trovò che i problemi erano così grossi che bastava nulla per risolverli: un genovese aveva inventato l’uovo di Colombo, un altro genovese lo sostituì col vaffa. E vennero le case col cappotto (perché quelle di prima erano in mutande), i banchi scolastici con le rotelle per evitare i virus, i russi in gita pagata da noi e via concependo. Poi abbiamo deciso che c’era troppa gente che veniva da noi e ci siamo inventati il piano Mattei per l’Africa che se credessi nei maghi ne pagherei uno per sentire che cosa ne pensa il fantasma del buon Enrico. Ma niente: all’italiano non la fai mica. Tant’è che nel mondo ce le copiano le nostre idee: solo che se da noi sono commedie all’estero tendono di solito a farle diventare tragedia. Perché, siore e siori, noi siamo i più furbi e una soluzione a buon mercato la troviamo sempre. Soluzione a cosa e per far cosa sono dettagli.
Prendete l’ultima che ci siamo inventati: tagliamo le ore di lavoro a parità di stipendio che così ci sarà più lavoro per tutti. Orbene decidiamoci: un giorno non ci sono posti di lavoro e un giorno non ci sono lavoratori a basta. Una delle due non mi torna direbbe la casalinga di Voghera se non fosse intenta a discettare dell’ultima polemica inutile su TikTok. Ma noi, noi ci torna tutto: secondo ogni sondaggio l’italiano oggi vuole il taglio delle ore di lavoro. Strano? Mica tanto. Le risposte dipendono dalle domande: tu cosa risponderesti se ti chiedessero se vuoi vivere eternamente giovane? No grazie, voglio morire decrepito e sofferente? Mi perdoni, ma sono strano, io per me preferisco la malattia? Ovvero: non si offenda signora, ma essere allettato e scomparire domani è un mio sogno? Ma ovvio: vorrei star bene per sempre, essere senza problemi, non avere alcun impedimento. Insomma, vorrei il Paradiso terrestre.
Già, ma da lì Qualcuno ci ha cacciati e la realtà dice che da allora la valle di lacrime è stata piuttosto
affollata. Per l’appunto: i populismi sono l’antidoto alla realtà, sono la droga del popolo che al confronto la marxistica religione è acqua fresca. Così oggi per tenerti buono ti facciamo credere che lavorerai meno e avrai gli stessi soldi in tasca. Per farci cosa però? E poi: come occuperai le ore vuote? Perché forse non ti è chiaro, ma avrai più tempo libero per spendere gli stessi euri (cioè pochi) che hai ora in tasca. Ma che ti frega: godi e bisboccia che del doman non v’è certezza. Povero Lorenzo (da Firenze)! Ridotto a citazione per barbonaggini pseudo culturali: in fondo peraltro in questo secolo che ha come punto fortissimo di origine del proprio pensiero il nulla supremo, vedi mai che anche il mediceo potrebbe trovare un suo perché!
Ma torniamo al sovrano desiderio di lazzaronaggine che aleggerebbe nell’animo dell’italiano medio. Lasciamo stare i pensieri un po’ moralistici tipo: epperò il lavoro nobilita l’uomo! Oppure: ma cosa faresti se non lavorassi? O anche quelli meno moralistici e più da taverna della suburra tipo: tutto il giorno a casa con mia moglie/ mio marito? Piuttosto la miniera!
Il dato di realtà dice che, non vivendo noi in Paradiso, se io consumo qualcuno deve produrre: o siamo certi che lo farà per noi la natura e torneremo tutti a cibarci di bacche e radici? E chi glielo spiega ai verdi? Oppure lo faranno altri (esseri umani) per noi? Sì, ma in tal caso chi glielo illustra al cinese medio che lui deve lavorare venti ore al giorno e poi versarci una parte del suo salario perché noi si possa vivere contemplandoci sbalorditi l’italico ombelico? E quindi? Quindi niente: il populismo mica ha bisogno di risposte vere. Deve solo illudere.
E sia chiaro: non si convince uno dicendogli che fare fatica sul lavoro ti rende davvero uomo, che le ore passate a fare, curare, insegnare, produrre non sono tempo perso ma il vero tempo della vita. Non puoi svegliare uno che sogna il Paradiso presentandogli un panorama fatto di grigio e tristezza e sperare che quello ti segua!
Forse però, e diciamo forse, lo si convince con la realtà. E la realtà è che se vuoi uno stipendio migliore, un salario più adeguato a te, un sostegno meno pauperistico alla tua famiglia, allora la via non sarà quella di tagliare le ore di lavoro, ma quella di farle rendere al meglio. Non si tratta di lavorare meno ma di lavorare meglio: carissimi governanti e carissimi oppositori (a scanso di contestazioni le desinenze si vogliono onnicomprensive), potreste dunque, di grazia, farci il favore di mettere in piedi un sistema che incentivi i salari aziendali, il welfare aziendale, il sistema mutualistico (non della mutua nel senso di Alberto Sordi però, di grazia!).
Potreste, nella vostra magnifica (in)sipienza, consentirci di avere percorsi di formazione così che noi poveri tapini si possa stare al passo con i tempi anche nelle competenze e nelle abilità lavorative? Potreste non concepire il mondo del lavoro come una lotta tra padroni che (giustamente) cercano di fottere lo Stato e maestranze che (giustamente) cercano di fottere i padroni? Magari, dico magari, il mondo non è così, è meno tribale e molto più articolato, fatto anche di gente che non pensa che l’unica cosa che conta è il nulla.
Il sistema produttivo non è la Somme nel 1916, e nemmeno il brodo di coltura per capitalisti perversi e operai trinariciuti. È, lo diciamo sottovoce per evitare che i frequentatori e le frequentatrici dei social vengano svegliati dal sonno della ragione in cui li si annichilisce, invece il posto dove uno fa quel per cui Dio l’ha creato.
Basterà però questo bel pensiero a convincere i riottosi che la vita è bella e il lavoro non fa schifo e se però nonostante tutto mi fa schifo devo poter cambiare senza elemosinare? Basterà per spiegare a chi non vuol sentire che non vorrei lavorare meno, ma vorrei invece lavorare meglio, fare cose che mi fanno sentire vivo e utile?
Non ne sono mica convinto. Anzi, secondo me otterremo il risultato contrario. Mettiamola così dunque. Se la vita ti fa schifo, se ti chiedi cosa sei al mondo a fare, se sai che le chiacchiere in cui ti perdi nelle ore di ozio sono il nulla mescolato al niente, allora forse, forse, sei pronto. A far che? A lavorare?
Mannò: sei pronto che (notare prego la sintassi da servizio televisivo pubblico) se ti chiedessero se vuoi lavorare meglio, se vuoi fare cose che ti piacciono, con un salario più adeguato perché se la tua azienda va bene ne godrai anche tu, sei pronto anche a rispondere che sì, lavorare così mi andrebbe bene e che in quel caso, e solo in quel caso, a casa ci tornerei soltanto alla sera, stanco e più felice che se fossi costretto a passare il pomeriggio a rimbambirmi, cioè rimbambirmi più di quanto non lo sia adesso, ascoltando distratto e annoiato insulsi programmi televisivi inventati come contenitori di quella pubblicità che sarebbe pensata per farmi spendere quei soldi che però tanto non avrei!
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