Il governo non ha intenzione di privatizzare la sanità, ma servono più soldi per il sistema sanitario nazionale: è categorico Orazio Schillaci. Intervenuto ai microfoni di Repubblica, il ministro della Salute ha sottolineato che certi problemi si trascinano da tempo: “La sanità ha problemi da tempo, da 20 anni come hanno segnalato anche alcuni operatori dopo la manifestazione di sabato, non da quando siamo arrivati noi. In più ci si è messo il Covid, dopo il quale gli operatori si aspettavano maggiori attenzioni”.
Per Orazio Schillaci la sanità ha bisogno di più risorse ma anche di cambiare il modello organizzativo, l’emergenza Covid-19 ha permesso di intercettare ciò che serve: “Bisogna intanto usare i fondi del Pnrr. Se è vero che gli ospedali funzionano, la pandemia ci ha dimostrato che manca l’assistenza territoriale. A questa è dedicato un capitolo importante del Pnrr, che prevede dei fondi proprio per rafforzare questo servizio. La settimana scorsa ho avuto una proficua riunione con i presidenti delle Regioni: tutti hanno detto di voler collaboratore per una medicina territoriale più forte. Con quella daremo finalmente una risposta ai cittadini, ad esempio evitando loro di finire in ospedale quando non ne hanno bisogno”.
Il punto di Orazio Schillaci
Soffermandosi sulle cifre, Orazio Schillaci ha rimarcato che con 3 o 4 miliardi in più potrebbero essere risolti i problemi: “Di questi, circa 1,5 miliardi servirebbero per il personale, che deve essere pagato meglio, come dico da tempo. Abbiamo iniziato con i lavoratori dei pronto soccorso ma non basta. Ci accusano di non mettere abbastanza soldi per la sanità ma non ci dimentichiamo che il mancato pagamento dei conti del Covid alle Regioni lo abbiamo ereditato dal governo precedente. E le amministrazioni locali lo sanno. Comunque, i soldi da soli non bastano”. Per il titolare della Sanità c’è infatti bisogno di ridurre gli sprechi, uno di questi deriva dall’inappropriatezza, ovvero dalla richiesta di prestazioni inutili: “Si tratta di un problema connesso anche alla medicina difensiva, cioè alle prescrizioni di medici che hanno paura di commettere errori”.