ORBAN SUL NODO MIGRANTI: “SERVE RIBELLARSI ALLE DECISIONI DELLA MAGISTRATURA OSTILE AI CAMBIAMENTI”

Dopo aver accolto i leader europei a Budapest per la quinta edizione del summit della Comunità Politica Europea (EPC) il Premier ungherese Viktor Orban in conferenza stampa ha affrontato a 360° il futuro dell’Europa ora che dagli Stati Uniti la vittoria di Donald Trump potrebbe modificare equilibri e alleanze a livello internazionale. Da Presidente di turno del semestre al Consiglio dell’Unione Europea, Orban non ha lesinato già svariate critiche alla Commissione Von der Leyen, non deponendo le “armi” dopo i lunghi anni di tensioni manifestati in primis anche da Bruxelles: ma sul tema dell’immigrazione, il leader dell’Ungheria guarda al resto d’Europa intercettando una comune sensazione di insofferenza per un fenomeno in continuo aumento e dai gravi problemi sociali interni ad ogni nazione.



Accogliendo la Premier italiana Giorgia Meloni, assieme agli altri leader Ue, Orban dice la sua sull’opposizione che parte della magistratura – ad esempio in Italia – manifesta sugli indirizzi delle politiche migratorie comunitarie: dopo il “caso Albania” e dopo le “ribellioni” di alcuni magistrati sul Decreto Paesi Sicuri, il Presidente ungherese sottolinea come l’immigrazione sia facendo crollare «i pilastri del nostro sistema istituzionale». Da destra a sinistra, i Governi di tutta l’Europa manifestano una forte insoddisfazione per gli scenari migratori attuali auspicando un cambiamento: «Oggi ho constatato che esiste un ostacolo all’intenzione di apportare cambiamenti nella sfera politica che dobbiamo abbattere. Si tratta del cosiddetto attivismo giudiziario», ha detto in conferenza stampa prima del summit EPC a Budapest lo stesso Viktor Orban. Non è possibile fermare le immigrazioni, conclude il leader di FIDESZ, finché in Europa «non ci ribelliamo alle decisioni giudiziarie e ai regolamenti attualmente in vigore».



DOPO LA TELEFONATA ORBAN-TRUMP LE CONSEGUENZE DELLA VITTORIA REPUBBLICANA PER L’EUROPA: “RIDISCUTERE PRESTITI A KIEV”. SUL FRONTE NATO…

Sugli altri temi affrontati da Viktor Orban nella conferenza stampa pre-Consiglio Europeo, il n.1 in Ungheria riflette sulla vittoria di Donald Trump e sulle evidenti conseguenze importanti che si potrà avere sia come politiche europee che sull’economia e la geopolitica internazionale: già nella telefonata di ieri, dopo i risultati delle Elezioni Usa 2024, Orban al collega americano ha ribadito la sensazione che il mondo è pronto ora per cambiare pagina dopo anni pessimi. «Abbiamo grandi progetti per il futuro», ha poi twittato il Premier di Budapest, pur essendoci posizioni e opinioni divergenti tra il tycoon e il Presidente di turno europeo: «Siamo stati d’accordo sul fatto che abbiamo bisogno di pace il prima possibile in Europa», ha annunciato Orban spiegando come la stessa Ue dovrà assumersi ben presto responsabilità maggiori tanto sull’inseguimento della pace e sulla sicurezza dei propri confini. Detto in maniera tranciante come da sua abitudine, per Orban l’Europa non può più aspettare che siano gli Stati Uniti a proteggere il Vecchio Continente per sempre.



Il passaggio diretto al tema NATO è quanto mai idoneo, visto anche il summit avvenuto con il nuovo Segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte: con la spinta di Trump che punta a far rispettare la regola del 2% del PIL annuale sul tema difesa, la NATO vorrebbe anche aumentare le richieste trovando però l’immediata frenata dell’Italia con il Ministro dell’Economia Giorgetti intervenuto oggi in audizioni alle Commissioni Bilancio in Parlamento, «l’obiettivo del 2% del Pil richiesto dalla Nato risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo delle coperture con il quadro vigente della governance europea». Dopo aver partecipato alla tavola rotonda sull’immigrazione a Budapest, Orban ha anticipato alcuni temi del prossimo Consiglio Europeo sentenziando un’imminente svolta che l’Occidente dovrà giocoforza affrontare nel breve, specie con un Trump che manifesta la volontà di far terminare quanto prima la guerra in Ucraina: «per quanto riguarda la pace a Kiev», conclude Orban dicendo che non ha il diritto di rappresentare una posizione univoca, servirà evolvere quanto prima i provvedimenti. Soprattutto, occorre ridiscutere nel breve il prestito da 50 miliardi di euro che lo stesso Orban aveva più volte tentato di bloccare negli scorsi mesi: «abbiamo alcuni dubbi su come è organizzato, è una questione aperta, soprattutto dopo le elezioni americane».